Aeroporto Catullo, una tegola pericolosa
I soci veronesi del Catullo potranno partecipare all’aumento di capitale? L’Aeroporto finirà completamente nelle mani dei privati? Sembra di vedere lo stesso film di qualche anno fa.
Il Consiglio di Amministrazione dell’Aeroporto Catullo di Verona ha approvato il programma di investimenti del valore di 60 milioni di euro che aumenterà del 50% la superficie dell’aerostazione, destinata a passare da 24 mila a oltre 36 mila metri quadri nonché l’aumento dl capitale di 20 milioni, che impegna i soci azionisti, Aerogest per il 47,02%, Save per il 40,82% più tanti altri con quote minori.
La società Aerogest, costituita tra il Comune di Verona (9,978%), la Provincia di Verona (20,706%), la Provincia Autonoma di Trento (30,266%) e la Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Verona (39,050%), ha per oggetto l’attività di gestione della partecipazione nella società Aeroporto Catullo S.p.A., al fine di orientarne gli obiettivi e le strategie in rapporto all’interesse del territorio di riferimento dei soci pubblici.
Il problema è che Aerogest è in perdita da tre anni consecutivi![1]
L’articolo 14, comma 5 del Dlgs 175/2016 (Riforma Madia), stabilisce il divieto, per le amministrazioni pubbliche, di erogare finanziamenti o sostenere con garanzie le società partecipate che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio o che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripiano di perdite anche infrannuali.
Il secondo problema è che la partecipazione pubblica non risulterebbe essere necessaria!
Entro il 30 settembre 2017 gli Enti pubblici dovevano provvedere alla ricognizione delle partecipazioni detenute, individuando quelle da alienare, e procedendo all’alienazione entro un anno dalla conclusione della ricognizione stessa.
Dalla lettura della Riforma Madia, non pare che l’aeroporto sia tra quelle partecipazioni riconducibili nelle categorie che possono essere acquisite o mantenute né soddisfa i requisiti riguardanti la motivazione analitica dell’atto deliberativo di costituzione di una società a partecipazione pubblica e né ricade in una delle ipotesi che impongono l’adozione di un piano di riassetto delle società partecipate, per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione.
Per queste tre ragioni, le partecipazioni dovrebbero essere alienate dalle stesse amministrazioni o comunque formare oggetto delle misure di riassetto/razionalizzazione.
Peraltro, il TAR del Veneto[2] ha evidenziato come il carattere “pulviscolare” delle partecipazioni di più enti locali in una società privata, così come il carattere minoritario della partecipazione di un solo socio pubblico, impedisce che l’attività svolta dalla società partecipata possa essere qualificata come servizio pubblico di interesse generale ai sensi della definizione prevista dall’art. 2, comma 1, lett. h D.Lgs 175/2016.
Per mantenere la partecipazione, quindi, il servizio deve essere considerato di interesse generale e questo è possibile solo nel caso in cui l’intervento del soggetto pubblico sia necessario per garantire l’erogazione del servizio in condizioni di accessibilità fisica ed economica, continuità, non discriminazione, qualità e sicurezza, condizioni che diversamente non potrebbero essere garantite se lo stesso fosse affidato al mercato.
Se venisse meno la partecipazione in Aerogest, si rientrerebbe nella “caratteristica pulviscolare” delle partecipazioni di ciascun Ente pubblico veronese
Pare proprio che Comune, Provincia e Camera di Commercio non possano partecipare all’aumento di capitale, né attraverso Aerogest (perché occorrerebbe un aumento – vietato – del capitale della società) né direttamente in caso di chiusura della stessa società (vale la valutazione TAR Veneto).
Cosa accadrebbe? In pratica, la quota dell’aumento di capitale inoptato finirebbe nelle mani dei privati, SAVE in primis e questo ridimensionerebbe ulteriormente la proprietà veronese.
E’ un film già visto. Alcuni anni fa SAVE fu chiamata dai soci veronesi che avevano portato il Catullo sull’orlo del fallimento e non potevano ricapitalizzarlo sia perché era in perdita da tre anni consecutivi, sia perché non avevano i soldi necessari.
Possibile che per perdite risibili come quelle di Aerogest, Verona debba perdere definitivamente l’Aeroporto? Non era possibile intervenire in corso d’anno per poche migliaia di euro?
Verona rischia concretamente di perdere uno dei suoi gioielli più preziosi.
Vincenzo D’Arienzo, senatore PD
Paolo Martari, Consigliere Provinciale PD
Federico Benini, Capogruppo PD Comune di Verona
[1] Risultati di esercizio di Aerogest 2015/2017 (fonte Camera di Commercio di Verona)
Bilancio 2015 – perdita d’esercizio pari a Euro 16.194
Bilancio 2016 – perdita d’esercizio pari a Euro 15.775
Bilancio 2017 – perdita d’esercizio pari a Euro 20.834
[2] T.A.R. Veneto, Sez. I, 5 aprile 2018, n. 363.