Catullo: Comune ancora all’oscuro del piano industriale

Pubblicato da il 17 Ottobre 2016 0 Commenti

A più di tre anni dalla sua approvazione, avvenuta il 5 luglio 2013, il piano industriale 2013-2022 dell’Aeroporto Catullo non è ancora noto ai soci, Comune di Verona in primis, che in questa maniera non possono esercitare le funzioni di controllo sulle partecipazioni aziendali prescritte dalla legge italiana.
Lo rende noto la relazione degli uffici comunali al bilancio 2015 di Aerogest – la società di gestione dello scalo che riunisce tutti i soci pubblici, creata nel 2014 proprio per favorire l’ingresso dei soci privati di Save che dovevano portare ricchezza e sviluppo allo scalo – dove si trova chiaramente scritto che “il Comune di Verona non dispone ad oggi, di alcuna documentazione in merito ai piani dell’Aeroporto Catullo Spa per cui non sono note le prospettive future”.
Ad essere precisi, risulta che, dopo le insistenze degli uffici comunali alla vigilia dell’assemblea dei soci del Catullo dello scorso 20 aprile 2016, il Piano Industriale 2015-2021 sia stato effettivamente consegnato all’amministratore unico di Aerogest Giuseppe Riello il quale però si rifiuta di consegnarlo ai soci pubblici per ragioni di “riservatezza”.
In questa maniera restano inevasi tutti i dubbi, ufficializzati anche dagli uffici comunali, in merito alla reale fattibilità degli investimenti promessi dal nuovo partner industriale privato e sulla reale capacità di tenuta dei conti del Catullo che, si ricorda, ha chiuso l’ultimo bilancio in attivo solo grazie ad una posta di bilancio straordinaria riguardante imposte anticipate per 3,6 milioni di euro.
La questione non è di lana caprina perché, come messo a verbale dal revisore dei conti di Aerogest (che chiude il bilancio 2015 in perdita di 16 mila euro come l’anno scorso) “potrebbe profilarsi la necessità di procedere ad una revisione del valore delle quote di partecipazione conferite dai soci”.
Ricordiamo a tal proposito che il Comune di Verona, dal 2009 al 2012, ha partecipato a tutti gli aumenti di capitale contribuendo a salvare lo scalo dal triste destino cui lo avevano consegnato anni e anni di cattiva gestione: 465 mila euro nel 2009; 760 mila euro nel 2010 e altrettanti nel 2011; 1 milione nel 2012, per un totale di circa 3 milioni di euro.
Come ribadiscono anche gli uffici comunali, vedere le carte sarebbe il minimo.
Continua il tira e molla anche sull’azione di responsabilità nei confronti nel vecchio consiglio di amministrazione. L’ennesimo parere richiesto conferma che è possibile chiamare in causa il vecchio presidente del Catullo, ma si ravvisano dei “dubbi sull’effettiva utilità”. Evidentemente come amministratori non dobbiamo nulla alle centinaia di lavoratori del Catullo e delle aziende ad esso collegate lasciati a casa o costretti a cambiare lavoro per l’incapacità dei politici e dei vertici aziendali.

Michele Bertucco
Capogruppo comunale Pd Verona