Frana di Senge

Pubblicato da il 20 Novembre 2013 0 Commenti

La frana di Senge, la Provincia e il dissesto ambientale

Ancora una volta si discute del problema del dissesto della Strada Provinciale 12 e non solo: quello che all’inizio, due anni fa, sembrava un problema circoscritto e che creava gravi disagi più dal punto di vista viabilistico, ora diventa un dissesto ambientale preoccupante.
I “sink hole”(termine tecnico per indicare le fessurazioni/smottamenti del terreno) sono ormai tre, manifestatisi in tre occasioni diverse, a circa un anno di intervallo una dall’altra.
La cava di pietra lessinica sottostante la zona interessata è ormai impraticabile e ben difficilmente ispezionabile, poiché i pilastri di sostegno sono crollati, facendo franare la volta. I tecnici provinciali infatti sottolineano che né con carotaggi, né con ispezioni con robot muniti di videocamere si può avere una certezza dello stato complessivo della parte di cava interessata.

Purtroppo la situazione non è per nulla rassicurante poiché il primo fenomeno di due anni fa venne allora attribuito al probabile crollo di alcuni dei pilasti a seguito di un evento sismico; da allora però altre fessurazioni del terreno sono apparse in punti diversi e non solo soprastanti la cava, ma anche nelle adiacenze. Come è emerso dalle relazioni dei tecnici della Provincia l’innesco dei fenomeni è dovuto invece alla natura di un terreno che non ha la stabilità necessaria a consentire un’attività di cava sotterranea.
Infatti nella parte nuova dell’impianto si è provveduto al cerchiaggio dei pilastri, per prevenire possibili fenomeni di cedimento strutturale.

Si sono pertanto attivati una serie di monitoraggi tramite sensori ed elaborazione dei rilevamenti che dovrebbero dare, nel giro di 60/90 giorni, un quadro più chiaro di quello che sta avvenendo e soprattutto permettere di fare ipotesi sull’evoluzione dello stato complessivo di tutta la parte interessata e della zona sottostante, anche per rassicurare gli abitanti della frazione di Coda.
Sicuramente da questi avvenimenti emerge la insufficiente valutazione della fattibilità di una cava sotterranea, che venne autorizzata a suo tempo sulla base di presupposti rivelatisi oggi non adeguati, visto che ormai siamo al terzo episodio franoso.

Sarà opportuno quindi che la situazione, che oggi la Provincia ha preso in carico come autorità di Polizia Mineraria, venga anche valutata a livello regionale, per attuare un piano di intervento, supportato dal monitoraggio dei prossimi mesi, e che metta in sicurezza tutta l’area interessata.
Poiché in Lessinia esistono altre cave di questo tipo, anche se fino ad ora non si sono avuti fenomeni come questo di Senge, sarebbe da effettuare una ricognizione sulle aree interessate per capire se esistano fragilità ambientali di questo tipo, proprio nel quadro di una più attenta tutela dell’ambiente.

Nel frattempo rimane irrisolto il problema viabilistico, visto che il by pass della parte inagibile costerebbe circa sei milioni di euro e che la Provincia non ha queste risorse da mettere a disposizione. Perciò se non ci saranno interventi che mettano a disposizione le ingenti somme necessarie, la situazione della SP 12 resterà quella attuale.
Per chi deve raggiungere la Valpolicella dall’alta Valpantena e viceversa non resta che un lungo e trafficato aggiramento, passando per la città.
Attendiamo le risultanze del monitoraggio e le conclusioni dei tecnici per poter poi verificare eventuali iniziative per dare sicurezza agli abitanti della zona e verificare possibili interventi sulla viabilità.

Lorenzo Dalai Capogruppo PD in Consiglio Provinciale
Giuseppe Mazza Consigliere Provinciale del PD
Maria Teresa Zampieri Circolo PD della Lessinia

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