Tosi apra la commissione d’indagine o se ne vada
Il Partito Democratico è stato la prima formazione politica a portare a galla il marcio dell’amministrazione Tosi. I primi esposti del consigliere regionale Franco Bonfante sulla parentopoli in AGSM e AMIA sono del 2012; sono stati i consiglieri comunali del PD ed il capogruppo Michele Bertucco a mettere nero su bianco con esposti alla Procura della Repubblica le notizie allarmanti che ricevevano sui modi di operare della giunta Tosi. L’on. Dal Moro per primo ha chiesto l’istituzione della commissione di indagine dopo l’avviso di garanzia a Giacino a dicembre. In questo senso il Pd rivendica con fierezza il ruolo di vigilanza e controllo che compete a ogni responsabile forza di opposizione.
Il fantomatico Sistema Verona di Tosi è fallito: le aziende pubbliche sono state svuotate di soldi e riempite di amici; è stato smantellato il settore industriale della città, costretta a rinunciare alla sua storica vocazione che faceva della diversificazione tra industria, commercio e agricoltura una delle sue principali risorse; il territorio è diventato merce di scambio anzichè strumento per realizzare la ricchezza materiale e spirituale dei veronesi. Invece di amministrare nella logica di trasparenza e del servizio ai cittadini, le inchieste di questi giorni fanno emergere un’amministrazione improntata su criteri del tutto diversi e torbidi.
E’ gravissimo che Tosi dichiari sulla stampa che lui è e resterà sempre amico di Giacino, perché messaggi di questo tipo suonano, in questo momento, come inopportuni se non inquietanti. L’amicizia è un valore e come tale ha una sacralità che non può essere confusa con la connivenza politica. Ogni tentativo di far luce e chiarezza su procedure quanto meno ambigue sono state sistematicamente giudicate come ideologiche e, pertanto, soggette a querela. Significative del clima di questi anni le oltre 60 querele depositate dal Sindaco contro chi osava criticare il suo operato. Quante di queste sono state archiviate? E da chi sono state pagate le spese legali?
Come Partito Democratico abbiamo sin dal primo giorno richiesto con forza una commissione di indagine, strumento previsto dallo Statuto Comunale, per fare chiarezza su tutti gli aspetti poco chiari emersi in questi giorni, per assicurare la massima legalità e trasparenza delle decisioni assunte in questi anni. E il sindaco Tosi? Minimizza o non sta rispondendo. Se rifiuta di aderire alla nostra richiesta, significa che si ritiene al di sopra delle regole, e pensa che i Veronesi non meritino alcuna risposta su quanto sta avvenendo. Se così è non vi sono alternative: sarà tutta la città, e il PD insieme ad essa, a pretendere le dimissioni del sindaco.
Anche l’eventuale rimpasto di cui si parla in queste ore sarebbe assolutamente insufficiente a togliere dall’amministrazione Tosi le ombre che stanno emergendo in queste settimane. Non si può pensare di governare una città in un clima di sospetto e nel profondo disagio.
Lontano da qualsiasi forma di disfattismo e sfascismo il Partito democratico ritiene che la città meriti una classe dirigente competente, trasparente, capace di far tornare a sognare Verona. La città, come ben sottolineato dal nostro Vescovo, ha in sé gli anticorpi per rinascere. Noi vogliamo ripartire proprio da quelle risorse che la città ha, ma che sono state in questi anni cancellate, annullate e dimenticate dall’amministrazione Tosi. Verona merita aziende pubbliche che assumono i più meritevoli, non gli amici del politico di turno. Verona merita un’amministrazione che fa lavorare le imprese migliori, con la massima trasparenza. Verona merita un Comune che sia casa di tutti, ma casa di cristallo.
Tags: Partito democratico, Tosi, Verona