Garanzia Giovani estesa anche a Verona
In seguito alla richiesta delle deputate venete del PD Giulia Narduolo, Alessandra Moretti e Alessia Rotta, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il ministero degli Affari Europei hanno deciso di estendere la possibilità di accedere al piano europeo “Garanzia Giovani” anche a quelle province del Veneto che attualmente ne risultano escluse. Le parlamentari del PD hanno presentato il 19 febbraio un’interrogazione per chiedere ai Ministeri di modificare i parametri per l’accesso ai fondi destinati alla Youth Guarantee. «Sono moltissimi i giovani che ogni anno lasciano il Veneto e Verona e ce lo confermano i dati dell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, che mostra un Nordest al secondo posto in Italia per area di emigrazione – dice Alessia Rotta, deputata PD – Nelle previsioni del piano, prima che fossero introdotte le modifiche, le uniche province del Veneto che potevano accedere alle opportunità della Garanzia Giovani erano quelle in cui si sono registrati tassi di disoccupazione superiori al 25%, vale a dire Belluno (30,2%), Rovigo (31,2%) e Venezia (33,6%), escludendo quindi Verona (19,7%), Vicenza (21,6%), Treviso (22,3%) e Padova (20,7%): circa 29.000 giovani».
«Nonostante il dato mostri in metà delle province della nostra regione una disoccupazione giovanile più bassa che nel resto d’Italia, tra il 2008, anno di inizio della crisi, e il 2012 il tasso è aumentato del 120% in Veneto, passando dal 10,7% del 2008 al 23,7% del 2012, senza risparmiare nessuna provincia. Un elemento preoccupante. Ecco perché è stato importante che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si sia attivato in sede europea per ottenere un’applicazione più flessibile del piano, che includesse tutte le province venete, assicurando così pari opportunità di accesso alle risorse europee a tutti i giovani della regione».
Che cos’è il piano europeo che passa col nome Garanzia Giovani?
Si tratta di un nuovo approccio alla disoccupazione giovanile, che garantisce ai giovani che vivono nelle regioni con tasso di disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni) superiore al 25% – iscritti o meno ai servizi per l’impiego – di ottenere un’offerta valida di impiego entro 4 mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione. Offerta che può consistere in un apprendistato, tirocinio o ulteriore corso di formazione e va adeguata alla situazione e alle esigenze dell’interessato. Anche l’Italia, come gli altri paesi dell’Unione Europea, ha elaborato il proprio piano nazionale per l’attuazione della Garanzia per i giovani. La Commissione europea aiuta ciascun Paese a definire i propri piani e a predisporre quanto prima il sistema di Garanzia per i giovani. Dove il piano è entrato in funzione, si sono registrati risultati incoraggianti.
Al Veneto saranno assegnati circa 28 milioni di euro e il target potenziale per la nostra regione sono 43.000 ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni, a fronte di circa 74.000 NEET (Not (engaged) in Education, Employment or Training) della stessa fascia d’età. Il fondo sarà incluso in una dotazione complessiva a disposizione della regione Veneto di oltre 83 milioni di euro.
Sarà compito delle Regioni deciderne la ripartizione in specifici programmi, a partire dalle linee guida fornite dal Governo. “A questo proposito – prosegue Rotta – dispiace che il Consiglio Regionale veneto abbia bocciato il 19 marzo la proposta del PD che prevedeva di destinare 6 milioni di euro della Garanzia Giovani al “Fondo per il Servizio Civile Regionale Volontario” fino al 2016. Tra i contrari, in prima fila c’era l’assessore all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro, Elena Donazzan, secondo cui lavoro e sociale evidentemente sarebbero realtà incompatibili. Si tratterebbe di puro assistenzialismo, per la Donazzan. Eppure il 46% dei volontari di servizio civile regionale trova lavoro proprio in quegli enti dove sono stati impiegati”.
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