Assegno sociale a 65 anni: proposta di legge
È stata depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge, a prima firma della deputata PD veronese Alessia Rotta, finalizzata a ripristinare il requisito anagrafico dei 65 anni per coloro che richiedono all’Inps l’assegno sociale.
«Ogni anno sono migliaia i sessantacinquenni in condizione di indigenza, che richiedono l’assegno sociale», dice Alessia Rotta, deputata PD in commissione Lavoro. Un sostegno di sopravvivenza per le persone che percepiscono un reddito annuale che non supera i 5.818,93 euro, somma che corrisponde allo stesso importo dell’assegno.
Dal 2010 è stata introdotta la speranza di vita nel sistema pensionistico con effetti sui requisiti anagrafici per conseguire anche il diritto all’assegno sociale. «Con l’attuale sistema il requisito dei 65 anni – spiega la deputata veronese – deve essere aggiornato a cadenza triennale. A partire dal 2013, questo requisito sale a 65 anni e 3 mesi e dal 2018 a 66 anni e 3 mesi. L’assegno sociale non è legato ad alcuna attività lavorativa, ma è semplicemente una misura per contrastare lo stato di povertà di una fascia di popolazione estremamente fragile e sprovvista di reddito».
«Non è equo – prosegue la deputata Rotta – basare la sostenibilità del sistema previdenziale sulla riduzione della spesa sociale. Modificare questa norma significa iniziare ad operare un cambio culturale a partire dagli over 65 per poi estendere maggiori tutele anche alle altre fasce di età della popolazione. Penso ad esempio al dibattito in corso sul reddito di cittadinanza accompagnato da una politica attiva del lavoro».
Per finanziare il provvedimento, la proposta di legge prevede di integrare le Banche dati esistenti al fine di contrastare la micro evasione e le autocertificazioni non veritiere e ridurre le iniquità del sistema di Welfare. La Banca d’Italia ha rilevato, infatti, che il 90,1% delle famiglie è titolare di un conto corrente bancario/postale ed il 70% delle famiglie più povere ha un portafoglio titoli aperto. Nel caso specifico, si tratterebbe di consentire all’Inps di utilizzare la Banca dati dei conto correnti al fine di erogare le prestazioni assistenziali nella misura giusta solo alle persone che si trovano in condizioni di indigenza.
La proposta prevede, infine, la soppressione dei compensi per l’attività di docenza in aula espletata dai dipendenti pubblici durante l’orario di lavoro ordinario e straordinario. Tale posizione tiene conto che le ore di docenza effettuate dai dipendenti pubblici sono già retribuite con lo stipendio e che l’attività di formazione delle imprese innovative si svolge in massima parte ormai in modo continuo e complementare già nei processi di produzione (formazione on the job).