D’Arienzo: gli aspetti sociali del caso Sganzerla
La decisione sugli arresti domiciliari a Cerea per Sganzerla è un macigno sull’impegno della società contro il femminicidio.
Rispetto le scelte della magistratura, certamente in linea con la cultura giuridica occidentale, ma su questi reati anche i giudici devono valutare gli aspetti sociali che certe decisioni possono avere. Se un mancato assassino viene portato a casa propria pochi giorni dopo il tentato omicidio, quale messaggio giunge all’esterno?
Non discuto il ravvedimento o la convinta consapevolezza della gravità del fatto da parte dell’autore, ma la condizione della vittima e dei familiari? Perché non valutare anche questa? Per me quel tentato omicidio è un fatto inconcepibile, come inconcepibile è trattare solo un aspetto e non tutto il contesto, compreso quello di chi ha subito il reato. Se quel giudice avesse chiesto a qualunque cittadino cosa avrebbe fatto, non ci sarebbero dubbi sulla risposta.
Non vorrei che questa scelta condizionasse negativamente anche gli sforzi che in Parlamento stiamo facendo contro il femminicidio. In ogni caso adesso il tema è creare una cortina preventiva attorno a Laura Roveri. Le sono vicino, come dobbiamo esserlo a tutte le vittime di questo odioso reato. Laura deve continuare nella sua azione pubblica e deve vivere serenamente.
Ho chiesto al Ministro Alfano di impegnarsi affinché le Forze dell’Ordine veronesi verifichino il rigoroso rispetto degli arresti domiciliari. E’ su di loro che ricade una responsabilità sociale che va oltre le loro competenze, ma che devono affrontare perché è la società che tutelano che glielo chiede con forza.
Ho affrontato il tema con il Prefetto di Verona, ne ho apprezzato la viva partecipazione e sono sicuro che per la sensibilità che la connota fornirà un contributo più che fattivo. Per quanto ci riguarda, Verona deve mantenere alta la tensione sul tema, affinché vi sia l’attenzione necessaria per isolare socialmente e culturalmente situazioni del genere.
Vincenzo D’Arienzo
deputato PD