Riforme in Regione: persa la battaglia, ma difesi i valori con grande orgoglio
Si dice che una battaglia non l’hai veramente persa se l’hai combattuta con passione. La battaglia in questione persa dal Partito Democratico ieri in Consiglio Regionale è quella che ha, al finale, bocciato la richiesta della doppia preferenza di genere e l’applicazione da subito del limite dei due mandati per le prossime elezioni regionali di maggio. La ‘passione’ in questione invece si riconosce nel comportamento tenuto dal gruppo PD, che ha promosso e difeso con coraggio e fermezza due solidi principi democratici.
La delusione c’è: erano due misure importantissime per far riguadagnare credibilità alla politica, per avvicinare il palazzo alla piazza, per dare voce alla minoranza femminile che oggi viene rappresentata in un numero pari a 2 su 60 in consiglio regionale, che fa pensare agli anni ’80 più che al 2015.
La Lega di Zaia, che si vanta di essere movimento dei veneti, ha dimostrato che del popolo veneto non ha nessun riguardo: bocciare una preferenza di genere significa bocciare l’idea che la donna possa rappresentare un valore aggiunto nella politica regionale, apporto di nuova energia, nuove idee e nuove visioni. Ha introdotto poi con un’ipocrisia imbarazzante il limite dei due mandati solo a partire dal lontanissimo 2025, una decisione più adatta a un romanzo fantasy che all’urgenza attuale dei veneti.
Perché sta succedendo tutto questo? E’ evidente che il rinnovamento fa paura ad un presidente capace di volere “prima i Veneti” solo negli annunci e negli spot elettorali.
Il Partito Democratico ha perso sì una battaglia, ma ha difeso principi e valori fondamentali della democrazia. Oggi, ancor di più, sono orgogliosa di farne parte.
Ora spetta agli elettori, attraverso la loro preferenza alle elezioni, far applicare nei fatti quanto bocciato da Zaia.
Orietta Salemi
segretario cittadino PD