A proposito di Democrazia, Riforme e… Primarie

Pubblicato da il 4 Marzo 2015 0 Commenti

Francamente mi lascia un po’ senza parole l’approssimazione con cui si affronta il tema del rinnovo della classe dirigente PD sul territorio, imputando alla segreteria Renzi un mancato “cambiaverso” nei circoli e negli organismi territoriali.

Magari ricordiamoci che il segretario nazionale e quelli regionali del PD sono eletti col metodo delle primarie aperte, mentre i segretari di circolo e i componenti degli organismi territoriali con le convenzioni, riservate ai soli tesserati; l’accesso al voto dei tesserati è sempre stato regolamentato in modo difforme: si faceva riferimento ad una data antecedente il congresso di diversi mesi, poi giorni, infine erano ammessi i tesserati anche dell’ultimo minuto.

Chiaro che queste modalità sono state a volte utilizzate per favorire un candidato anziché l’altro, soprattutto risulta evidente che all’interno degli organismi ha avuto una rilevanza notevole la posizione di chi si è coltivato amicizie e collaborazioni, chiudendo perciò la possibilità ad iniezioni di ‘novità’, provenienti da ambienti esterni, ma vicini al PD.

O chiudiamo con questo sistema duale che ha già ampiamente dimostrato il suo fallimento o sarà difficile uscire dalle ambiguità che costantemente poi emergono. Certo il problema delle primarie, con gli abusi che si sono verificati, ed il ruolo degli iscritti rispetto agli elettori restano da definire in modo molto più chiaro e oggettivo.

Quanto successo in Liguria conferma che occorre introdurre un sistema di elezioni primarie regolate per legge, per garantire insieme alla necessaria apertura democratica ai cittadini-elettori della scelta dei candidati anche la trasparenza e regolarità dello strumento per dare credibilità al sistema. Come? Stabilendo che i partiti, cui la Costituzione assegna la funzione fondamentale della selezione dei candidati alle cariche elettive, se intendono procedere attraverso elezioni primarie, debbano richiederne di volta in volta l’indizione all’ufficio elettorale competente, che unitamente ad un collegio di garanti appositamente costituito vigilerà sulla regolarità della consultazione. E disciplinando garanzie minime per le modalità e la tempistica di presentazione delle auto-candidature, durata della campagna elettorale e data delle primarie. Legando anche almeno in parte l’assegnazione dei rimborsi elettorali alla loro adozione da parte dei partiti per incentivarle.

Resta infine la questione dirimente tra iscritti ed elettori: che differenza resterebbe? Nessuna?

Si potrebbe pensare che gli iscritti potrebbero avere il diritto elettorale passivo, cioè essere candidabili alle varie tornate elettorali, mentre i non iscritti avrebbero il solo diritto elettorale attivo, sia per Primarie che per elezioni vere e proprie.

Questo tipo di scelta precluderebbe all’immissione nelle liste di personaggi provenienti dalla ‘società civile’ e perciò si trasformerebbe in una chiusura, in netto contrasto con le aspirazioni di militanti ed elettori.

La questione ora verrà affrontata dalla Commissione del PD presieduta dal deputato veronese Gianni Dal Moro. Vedremo quale sarà la strada che indicherà; potrebbe essere un valido ausilio anche per altri partiti che volessero seguire la modalità si scegliere i propri candidati attraverso le consultazioni elettorali primarie.

Lorenzo Dalai
consigliere comunale di Erbezzo, membro della Direzione Regionale PD Veneto e della Direzione Provinciale PD Verona