La posizione del PD sull’inceneritore tra ruoli amministrativi e di governo
La possibilità fornita dall’articolo 35 dello SbloccaItalia di fruire di procedure più celeri per la realizzazione di nuovi inceneritori che partecipino alla risoluzione dell’emergenza nazionale rifiuti non fa arretrare di un millimetro la posizione del PD veronese sulla riattivazione di Cà del Bue, che è e resta fermamente contraria. Piuttosto, occorre decifrare il comportamento della Regione del Veneto e di Agsm che, pure in assenza di necessità effettive, essendo i territori di riferimento tra i più virtuosi d’Italia in materia di raccolta differenziata, fino all’ultimo hanno difeso la decisione di inserire nella programmazione regionale un terzo inceneritore dopo quelli già attivi (e sottoutilizzati) di Padova e Vicenza.
“Spazziamo il campo da ogni dubbio residuo circa la contrarietà del PD veronese alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento termico dei rifiuti” conferma Federico Vantini. “Come amministratori abbiamo sempre fatto e continueremo a fare quanto è in nostro potere per contrastare la realizzazione dell’inceneritore. Il Comune di San Giovanni Lupatoto in particolare è sempre stato in prima fila in questa battaglia, esponendosi talvolta anche finanziariamente.
Come intendiamo procedere adesso? Portando la battaglia nelle sedi opportune con la stessa onestà e concretezza di sempre: l’inceneritore non serve alla contingenza, poiché a Verona e in Veneto, grazie ai progressi della differenziata, non abbiamo problemi di smaltimento di rifiuti. Non serve nemmeno alla progettualità, dal momento che l’obiettivo di portare la differenziata al 76% entro il 2020 è stato condiviso da tutti, anche dalla Lega, che ha votato l’emendamento PD. Non resta che la ragione economica, la cui responsabilità ricade però su quanti hanno proposto, voluto e difeso l’inceneritore”
“Sulla questione di Cà del Bue il PD è impegnato su più fronti: locale, regionale e nazionale – aggiunge Stefano Vallani, consigliere comunale PD – e arriverà compatto alla conferenza Stato-Regioni verificando i dati in possesso del governo in riferimento a quanto dichiarato dalla Regione Veneto. La nostra battaglia continuiamo a farla. Stupisce piuttosto sentire i vertici di Agsm compiacersi della scelta dell’incenerimento, mentre alla città viene precluso ogni possibile progresso nella raccolta differenziata, il cui livello resta bloccato attorno al 50%. Il piano di estensione della raccolta porta-a-porta rimane confinato ad alcuni piccoli quartieri più esterni, malgrado Amia confermi il nulla osta all’avvio della sperimentazione a Borgo Roma e nei quartieri più popolosi. Più che la “conferma della bontà della scelta”, come ha detto Venturi, la volontà di attivare a tutti i costi i forni appare una irragionevole forzatura, dal momento che le 150 mila tonnellate annue concesse dalla Regione probabilmente non saranno sufficienti a mentenere l’equilibrio economico-finanziario dell’opera, senza contare che l’investimento di 100 milioni sarà alla fine pagato dai cittadini veronesi tramite le tariffe, gli stessi cittadini che negli anni Ottanta avevano sborsato 200 miliardi delle vecchie lire per il primo impianto. Sprechi che si aggiungono ad altri sprechi”.
“Se pensiamo che ci sono regioni che ancora oggi mandano tutto in discarica, non stupisce che il governo abbia pensato ad azioni decise per risolvere l’emergenza rifiuti – conclude la deputata Alessia Rotta –. A questo e non ad altro servono gli inceneritori strategici. Deve sorprendere invece l’atteggiamento del presidente Zaia, che da un lato giura di non volere importare rifiuti da fuori regione, ma se Cà del Bue è finito nella bozza di decreto è perché la Regione Veneto ne ha fatto espressa richiesta”.
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