Fondazione Arena e M5S: complottismo a basso costo

Pubblicato da il 10 Dicembre 2015 0 Commenti

L’accusa complottista dei 5 Stelle nei confronti del PD denota la bassissima qualità dell’opposizione che stanno conducendo i pentastellati e spiega almeno in parte perché Tosi sia ancora in sella malgrado la sua maggioranza disastrata. Forse i 5 Stelle non sanno che il commissariamento non è un’eventualità ma un automatismo previsto per legge per ogni fondazione che riporti anche solo la previsione di un bilancio in rosso.

Se obbiettivo del PD fosse il commissariamento non servirebbe tramare nell’ombra, sarebbe sufficiente far lavorare indisturbata l’attuale dirigenza. Invece su proposta del PD i problemi della Fondazione Arena sono stati discussi con sindacati e lavoratori durante l’ultimo consiglio straordinario. Il PD è stato anche il primo partito a volerci veder chiaro su Arena Extra e Amo, facendo valere in sede giudiziaria il diritto di accesso agli atti. Il fatto che ora Girondini comunichi ai 5 Stelle che la delibera sulla disdetta unilaterale del contratto integrativo (peraltro anticipata per iscritto a tutte le organizzazioni sindacali) non sia ancora stata redatta, lungi dall’essere la prova regina del complotto, ci pare piuttosto la riprova dell’organizzazione elefantiaca della Fondazione Arena che, a tutti gli effetti, è un ente allo sbando.

Il PD attraverso i parlamentari veronesi sta lavorando a fianco del Ministro Franceschini per trovare una soluzione, che in ogni caso dovrà inevitabilmente passare per un cambio del Sovrintendente e del management che in questi anni hanno guidato la Fondazione. Se M5S ha qualche idea sensata la metta in campo subito; se invece vuol solo fare propaganda, faccia pure: al PD di Verona interessa risolvere i problemi causati da Tosi e non di raccattare qualche facile consenso facendo propaganda a basso costo. Come già abbiamo indicato nel documento presentato la scorsa settimana, va ricordato chiaramente che se nessuna alternativa dovesse emergere per la Fondazione, non resterà che la via estrema della Legge Bray, misura sostenuta e votata dal PD compatto e sulla quale il M5S si astenne in Parlamento senza votare contro.

Stendiamo infine un velo pietoso sul presunto scambio PD-Tosi: difficilmente il PD potrebbe offrire a Tosi uno scranno in Parlamento allo scopo di metterlo al riparo dalla cosiddetta “valanga giudiziaria”: in primo luogo perché in Parlamento si entra per elezione diretta del popolo e non per chiamata diretta del premier e in questo momento non ci sono elezioni politiche in vista. In secondo luogo perché gran parte dei guai di Tosi vengono proprio da esposti del PD, se fosse stato per i 5 Stelle Tosi avrebbe potuto continuare a dormire sonni tranquilli.

Alessio Albertini
segretario provinciale PD 

Michele Bertucco
capogruppo PD in Consiglio comunale