Responsabilità Fondazione Arena: non ci si nasconda dietro un dito
Valutiamo positivamente, ed è effettivamente un bene, che i vertici della Fondazione Arena e i lavoratori con le organizzazioni sindacali abbiano ripreso il confronto, ma un confronto vero non può prescindere da una revisione critica degli errori del passato.
Credere di riuscire ad imporre il silenzio sui macroscopici nodi irrisolti della gestione Girondini – da Arena Extra, scatola misteriosa da aprire e analizzare, al Museo Amo, con cui la Fondazione si è accollata un impegno finanziario che in origine era del Comune – vuol dire andar in cerca di alibi improbabili. Nessuno infatti crede che la crisi che ha portato la Fondazione ad aderire alla legge Bray sia il risultato del “ricco” integrativo dei musicisti. Un simile tentativo di spazzare sotto al tappeto le responsabilità della politica e del management l’abbiamo già visto all’opera con la crisi dell’aeroporto Catullo ma, come ciascuno può constatare, sta solo portando ad una perdita di centralità del sistema Verona e ad un futuro molto incerto.
I sacrifici prospettati, soprattutto per la difesa del posto di lavoro, devono venire accompagnati dalla certezza di un piano di rilancio dell’ente che dia fiducia e che sappia coinvolgere le forze economiche della città a difesa di un bene primario per Verona, e soprattutto dalla certezza che vi sarà una chiara assunzione di responsabilità, con la conseguente decisione inevitabile di un passaggio di mano da parte della dirigenza.
Dal sovrintendente e dal presidente di una delle più grandi fondazioni lirico sinfoniche ci aspettiamo trasparenza, visione strategica e capacità amministrativa, qualità che finora sono mancate.
Michele Bertucco ed Eugenio Bertolotti
consiglieri comunali PD