Fusioni bancarie, un panorama complicato
Le nozze tra Banca Popolare di Milano e Banco Popolare di Verona sono in preparazione, con l’obiettivo di creare un nuovo polo bancario ma non sono stati ancora chiariti la futura governance e il piano industriale. Questa settimana è cruciale anche per i soci della Popolare di Vicenza, il cui CdA dovrebbe decidere il valore del recesso per chi non voterà il passaggio a Spa. Dopo il crollo del valore delle azioni da 62 a 48 euro (deciso nei mesi scorsi) si attende un ulteriore e drastico taglio, preludio alle impreviste, ma quasi sicure, perdite che il passaggio in Borsa porterà alla luce. Si accavallano anche nodi particolaristici e personalistici.
Infatti scrive il quotidiano la Repubblica dell’11 febbraio “A quanto pare la Bce aspetta di conoscere più dettagli sulla fusione”. Ai vertici delle due Popolari sarebbero stati chiesti approfondimenti sul piano industriale e su alcuni aspetti di governance che, secondo certe ricostruzioni, verranno forniti in tempi brevissimi, ma non abbastanza brevi da far convocare i rispettivi consigli in questo fine settimana, per approvare l’operazione e far partire la due diligence, ha scritto Vittoria Puledda, che aggiunge: “E’ probabile che i punti sotto la lente riguardino la struttura del nuovo gruppo, che prevede una Spa frutto della fusione tra Bpm e Banco, ma anche una banca-rete controllata, una nuova “Banca Popolare di Milano Spa” con un proprio consiglio e autonomia garantita per 6 anni. Una soluzione trovata per moltiplicare poltrone e accontentare le varie “anime” all’interno delle due banche, dicono i maligni; un modo per dare identità territoriale alla rete lombarda, dicono altri; comunque, un passaggio poco efficiente sotto il profilo della gestione e del controllo dei costi, potrebbe aver obiettato la Bce”.
Altro punto che ragionevolmente potrebbe aver interessato la Bce è la gestione dei crediti deteriorati, i Npl, particolarmente “importanti” nei conti del Banco. Nella fusione tra i due gruppi si era ipotizzato di “aggredire” e ridurre sostanzialmente la montagna di Npl nell’arco di cinque anni (è probabile che un atteggiamento più aggressivo porterebbe a dover irrobustire il capitale, cosa che né Saviotti né Castagna vogliono fare).
In questo complicatissimo contesto, lasciando da parte, almeno per il momento, le vicende di Veneto Banca, si inizia il mandato del neo Presidente della Fondazione CariVerona; Mazzucco dovrà inquadrare quale sarà effettivamente il preventivato apporto alle operazioni di cui sopra. Una prova del fuoco per il cardiochirurgo, dove si misurerà la sua effettiva adeguatezza a ricoprire un ruolo di prestigio, ma estremamente difficile in un momento altamente rischioso.
Lorenzo Dalai
responsabile Lavoro, Welfare e sanità PD Verona