Tosi, la caduta dell’impero.
Il sindaco Tosi scivola all’80esimo posto su 104 nella classifica sul gradimento dei sindaci italiani.
Due anni fa era al 21esimo posto. Una caduta, quindi, di 60 posizioni. Nessuno tra i sindaci in carica ha fatto peggio di lui.
La graduatoria viene stilata sulla base di telefonate fatte direttamente ai cittadini che conoscono bene la propria città, la vivono e, pertanto, sono attenti osservatori di quanto accade. È significativo, molto significativo, che siano stati i veronesi a decretare quel magro risultato.
Si, perché appare chiaro che molti elettori che l’avevano sostenuto – ricordo che ha vinto nel 2012 con il 57% dei consensi al primo turno – l’hanno giudicato male, facendolo crollare nelle parti basse della classifica.
È questa la prova più evidente che quanto abbiamo sostenuto nel tempo non era sbagliato. Abbiamo sempre denunciato la coltre di fumo con la quale annebbiava la città. I progetti immaginifici hanno lasciato il posto alle macerie con il guaio che Verona è ferma. È di tutta evidenza che la nostra città negli ultimi dieci anni non ha fatto passi avanti e non c’è stato nessun progetto rilevante che i veronesi possano ricordare.
La caduta di Tosi, pertanto, è il segnale più chiaro che la città ha voltato pagina. L’ha fatto in silenzio, come di consueto, ma l’ha fatto e non sono proprio così sicuro che ciò sia avvenuto perché è alla scadenza naturale del mandato.
Penso che le ragioni sia più profonde. Tante, e forse troppe, sono state le cose che non hanno funzionato. Al vigore che ha sempre manifestato non ha corrisposto una significativa capacità di azione, politica e amministrativa.
Non ho timore di affermare che Tosi ha gestito la città in ordinaria amministrazione. Fatto certamente importante, ma in questo modo abbiamo perso competitività e occasioni per il nostro futuro.
Dalla classifica emerge la caduta di quello che sembrava essere un impero e la volontà di Verona di cambiare