D’Arienzo: basta con questi talebani
Il sindaco ha impedito che un’agenzia esponesse il proprio slogan nell’ambito delle iniziative di “Verona sposi” in quanto, a suo dire, favoriva il matrimonio di ogni coppia, etero e omosessuale.
Il pregiudizio di Sboarina verso ogni forma di convivenza e unione trasforma Verona in una realtà talebana ove vige solo il suo dogma.
Stucchevole poi che un gruppuscolo minoritario – autoproclamatosi “popolo della famiglia” – che rappresenta poche centinaia di veronesi debba dettare i temi del Comune che, al contrario, dovrebbe rappresentare tutti i suoi poi cittadini.
Qui non c’è da preferire le coppie etero da quelle diverse, qui c’è da rispettare le libere scelte di chiunque, peraltro, comprese nella nostra civiltà e cultura anche con una legge dello Stato.
È il sindaco/sommo sacerdote che decide qual è l’unione preferita da benedire?
Perché altri dovrebbero rispettare le sue idee se, pur con l’obbligo di rappresentare tutti, lui non rispetta quelle degli altri?
Peraltro, se lo scopo è difendere la famiglia tradizionale, pensa Sboarina e qualcun altro che questo possa avvenire discriminando altri tipi di unioni? Che sciocchezze, frutto di un’impostazione ideologica chiusa e gretta, proprio come i talebani.
A questi talebani de noialtri dico: se le persone dello stesso sesso si uniscono per dare stabilità al loro amore e alla loro coppia, chi ha l’autorità per volere assolutamente che non sia?
È assurdo pensare che Verona sia la città dell’amore purché quell’amore sia gradito al sindaco.