Orietta Salemi su piano socio-sanitario

Pubblicato da il 24 Maggio 2018 0 Commenti

“Il nuovo piano sociosanitario può essere un’occasione per ripensare l’assetto dell’offerta di cura, garantendo un’elevata qualità. Ma occorre cambiare radicalmente l’approccio, mettendo al centro la persona. Da quanto emerso in questi ultimi giorni sembra che ci si avvi a un modello di sanità organizzato sul rapporto livello di patologia/prestazione. Ci auguriamo che così non sia perché  il paziente ha carne, ossa, psiche, e dunque l’approccio richiede attenzione globale e presa in carico complessiva della persona”.   Orietta Salemi, vicecapogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, commenta così le prime anticipazioni alla stampa sulle linee guida da parte dell’assessore alla Sanità Luca Coletto.

 “Dobbiamo costruire un modello diverso da quello attuale, correggendo ciò che non funziona. Ci sono tante falle nel territorio: distretti depotenziati, strutture ospedaliere con carenza di personale, servizi territoriali insufficienti, così da avere frequenti cortocircuito, tra liste d’attesa interminabili  e  accessi impropri ai Pronto soccorso. Per fare uno scatto in avanti – avverte la consigliera Salemi – è imprescindibile un lavoro preliminare, un confronto con le direzioni aziendali, con il personale  sociosanitario, medico e non. Insomma con chi opera quotidianamente sul campo e registra qualità e disfunzioni del sistema. Prima di agire è necessaria una fotografia della realtà, territorio per territorio, specie dopo la riduzione delle Ulss ”.

 “Invece – lamenta la vice capogruppo dem – il percorso scelto sembra essere inverso. C’è già l’idea di presentare la proposta del piano della Giunta in Quinta commissione e poi cominciare con le audizioni. Ma, così facendo, rischiamo di ottemperare soltanto a una procedura formale, quasi dovuta, un semplice rito. Se invece vogliamo riempire di significato  e dare concretezza a un’azione di revisione vera del sistema dobbiamo ripensare il modello a partire dal basso, tenendo come rotta la salvaguardia dell’integrazione sociosanitaria che ha reso il Veneto un’eccellenza. Dobbiamo ripartire da lì, ne sanno qualcosa i nostri sindaci”.

 “In questi anni sono venuti a galla diversi problemi. Uno dei nodi da sciogliere è quello della Medicina territoriale, con i Gruppi di medicina integrata, ben lontana dal raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal vecchio piano. E la Giunta non può nascondersi dietro a un presunto veto della Corte dei Conti, che ha solo chiesto di analizzare il rapporto costi-benefici, eccependo semmai la scarsa chiarezza della Regione nel governare il processo di avvio e realizzazione. Inoltre – aggiunge in chiusura la consigliera Salemi – va cambiato l’approccio per tarare l’offerta di cura: dobbiamo spostare l’attenzione dalla patologia alla persona, è il modo più appropriato per garantire un’offerta di qualità. E questo può avvenire solo se si interviene sulla ridefinizione del sistema dei medici di famiglia. Ci auguriamo che l’assessore Coletto  ascolti queste nostre osservazioni e le sollecitazioni che arrivano da amministratori locali e operatori sociosanitari, affinché il nuovo piano sociosanitario non sia un’altra occasione sprecata”.