L’EREDITA’ DI DON STURZO
Il 18 gennaio 1919 nasceva a Roma il Partito Popolare Italiano, quando da una stanza d’albergo vicino al Pantheon veniva diffuso l’appello di don Luigi Sturzo ai “Liberi e Forti”.
L’intuizione di Don Sturzo fu quella di creare un partito laico, democratico, di ispirazione cristiana con un programma chiaro e conciso.
Un partito riformatore, interclassista e aconfessionale.
Il popolarismo era per don Sturzo l’antidoto al populismo.
Pensando ai nostri tempi le sue parole di allora hanno ancora una grande attualità.
Possiamo dire che il popolarismo è avversario del populismo perché, come scrive Pierluigi Castagnetti, il popolarismo si regge sull’idea che il popolo è attore protagonista della politica mentre il populismo rappresenta la scelta della politica di utilizzare alcuni sentimenti del popolo a fini elettorali e propagandistici.
Cosa significa oggi essere liberi e forti?
Liberi dal populismo? Forti contro i sovranisti?
Penso che i liberi e i forti di oggi dovrebbero impegnarsi a difendere la libertà di tutti e promuovere l’uguaglianza per tutti.
Ma a chi dovrebbe essere rivolto questo appello, a tutti gli uomini e donne purché cattolici?
Dovrebbe rivolgersi non solo ai cattolici ma a tutti, allargando l’appello a quelli che hanno a cuore la libertà e l’uguaglianza.
Viviamo in un tempo dove diritti e doveri vengono stravolti; penso che come non mai sia molto attuale l’”Appello ai Liberi e Forti”.
Se vogliamo rilanciare l’idea del popolarismo dobbiamo rimettere la testa e le mani nel motore sociale del nostro Paese.
Ripartiamo dalle nostre comunità e dalle nostre periferie, usciamo dalle ZTL, raccontiamo la nostra proposta, anche andando contro corrente, non inseguendo le facili demagogie e il populismo.
Prepariamoci puntando sul merito e sulle competenze, combattiamo la logica dell’“uno vale uno”, perché a brevissimo, passata la sbornia del qualunquismo e della demagogia, il Paese affamato si ribellerà.
Spetta a noi, creare le condizioni per superare lo scontro tra popolo ed élite, con la credibilità delle nostre proposte e la coerenza dei nostri comportamenti.
On. Gianni Dal Moro