L’ITALIA E LA NUOVA CRISI
Purtroppo la mia impressione è che vivremo un 2019 complicato.
Il Governo per il 2019 aveva previsto a novembre che il PIL del nostro Paese sarebbe cresciuto del 1,2% per poi abbassare la previsione a dicembre 2018 al 1%.
Purtroppo non è così; non è difficile prevedere che il PIL a fine del 2019 sarà molto inferiore, quasi a zero, speriamo non negativo.
Le responsabilità non sono tutte di questo governo che deve fare i conti con il rallentamento dell’economia globale, per questo ci vorrebbe maggiore prudenza e saggezza.
Sentire il Presidente del Consiglio affermare che il 2019 sarà un anno bellissimo lascia grande stupore.
Il Governo ritiene che le misure messe in campo, principalmente il reddito di cittadinanza e quota 100, faranno migliorare la situazione, entreranno più soldi nelle tasche degli italiani, soprattutto quelli più in difficoltà, che torneranno a spendere di più.
Me lo auguro, ma sono perplesso: anzitutto i dati sui consumi, partendo da quelli alimentari, sono in forte flessione.
Nel frattempo la Ue ha abbassato le previsioni di crescita dell’Italia nel 2019 allo 0,2% e l’lstat ha registrato che nel mese di dicembre 2018 la produzione industriale è diminuita del 5,5%,
dato peggiore dal 2012 quando eravamo in piena crisi.
Questo vuol dire che l’Italia non crescerà nel 2019 per circa 15 miliardi, la nostra produzione si fermerà e l’economia italiana, già gravata da una serie di problemi strutturali, entrerà in crisi, altre imprese torneranno a soffrire soprattutto le piccole e aumenteranno i posti di lavoro a rischio.
Sono preoccupato per questa situazione.
La frenata del prodotto interno lordo rende più fragile la nostra economia e ciò può ripercuotersi sui tanti piccoli imprenditori del nostro nord est, con una ulteriore restrizione delle condizioni di credito nei confronti dei prestiti alle imprese.
I prestiti alle imprese infatti solo in Italia si stanno restringendo a causa delle condizioni strutturali del nostro bilancio nazionale.
Mi preoccupa la tenuta dei conti dello Stato gravato da un debito pubblico che ci costa tra i 60-70 miliardi all’anno di interessi e mi preoccupa di conseguenza la tenuta sociale del Paese.
Abbiamo commesso degli errori soprattutto di lettura dei bisogni della società e non abbiamo messo nel giusto ordine le priorità, con provvedimenti tardivi rispetto all’appuntamento elettorale: penso ai temi della povertà e dell’immigrazione.
I nostri governi hanno fatto molto per portare in salvaguardia il Paese e per farlo ripartire dopo la crisi pesantissima del 2008 – 2012, approvando riforme importanti.
Gli italiani però hanno voluto cambiare premiando, anche per i nostri limiti comunicativi, una “novità” come il M5S e una “sicurezza” come la Lega.
Ora, di fronte alle nostre preoccupazioni, alle nostre critiche ci sentiamo dire: lasciateli governare in pace hanno appena iniziato.
Giusto, la penso anch’io così, anzi vorrei aiutare questo Governo che contrasto sul piano politico ma che è sempre il Governo del mio Paese e non posso essere contento se il mio Paese va male, anche se ne trarrei un vantaggio politico.
Questa logica non mi appartiene.
Per questo provo a dare un mio modesto contributo al Governo:
serve rassicurare il mercato sulla tenuta dei conti e sulle politiche fiscali, calmare lo spread ed evitare il taglio del rating da parte delle agenzie internazionali.
Occorre quanto prima far capire ai mercati come si intende coprire la spesa di 23,1 miliardi di salvaguardie IVA per il 2020 e di 28,8 miliardi per il 2021.
Clausole che se dovessero scattare porterebbero il Paese in recessione per lungo tempo.
Il Governo dica dove intende trovare questi soldi assicurando che il bilancio dello Stato sia sotto controllo.
Un secondo mio suggerimento:
spinga sul fronte degli investimenti pubblici in primis e poi privati in generale sulle infrastrutture: ponti, strade, scuole, ospedali.
Rilanci Industria-Impresa 4.0 prorogando il super ammortamento per gli interventi dei beni strumentali; intervenga sulla diminuzione del costo del lavoro: meno tasse in busta paga e più soldi nel portafoglio del lavoratore.
Consiglio al Governo, vedendo cosa sta succedendo in Europa (anche in Germania) circa le previsioni di crescita, di muoversi velocemente, perché saranno problemi seri quando rallenterà il mercato estero, vero motore della nostra economia.
Per quanto potrò fare su questi temi il Governo avrà il mio sostegno.
Se continuasse a prevalere il solo interesse elettorale con interventi in deficit sulla spesa pubblica e con politiche assistenziali e non di sviluppo, la nostra economia andrà in grave sofferenza.
Stiamo vivendo un tempo nel quale la fuga dalle responsabilità scarica sugli altri le colpe trovando nel nemico le ragioni delle difficoltà.
Negli anni’90 è stata colpa della società, poi è stata colpa della globalizzazione, poi dei cinesi, dell’immigrazione, delle banche, oggi dei francesi…ma prima o poi qualcuno vi dirà che forse è anche colpa vostra.
On. Gianni Dal Moro