Camploy e Adrian: il bilancio (culturale) è in rosso
Se a questa amministrazione fosse rimasto un briciolo di onestà intellettuale chiederebbe scusa alla città e in particolare a chi vive e opera a Veronetta per avere stravolto la vita di un quartiere e delle compagnie teatrali veronesi per consentire un show televisivo annunciato come la soluzione a tutte le criticità del quartiere. Non solo Adrian non lascerà nulla alla città e a Veronetta ma rischia di connotarla negativamente a causa delle polemiche infurianti sul palese e immotivato disimpegno del suo protagonista, l’egocentrico Celentano, e sui contenuti sessisti veicolati del cartone animato da cui lo stesso disegnatore Manara ha preso le distanze.
Raggelante la scena in cui il protagonista del cartone si rivolge alle due ragazze appena salvate da un tentativo di stupro dicendo: “Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi”. Se avessero risposto così i magistrati alle ragazze stuprate a Firenze da due carabinieri?
Certo non è colpa di Sboarina se lo show è andato male o se i contenuti non erano all’altezza. E’ invece precisa responsabilità del primo cittadino aver usato l’autorità della propria carica per far passare per culturale una iniziativa che con la cultura e la promozione culturale della città non ha e non aveva nulla a che fare. Questo al solo scopo di giustificare lo sfratto di decine di compagnie amatoriali e professionali che legittimamente utilizzavano il Camploy e dare mano libera alle iniziative di Gianmarco Mazzi. Come lo avevamo capito noi, fin dall’inizio, poteva e doveva capirlo anche Sboarina. Il bilancio comunque è già chiaro: questa iniziativa non ha creato cultura, al contrario si aggiunge ai tanti messaggi contro le donne di questa amministrazione.
Elisa La Paglia, consigliere comunale Pd