Autonomia e scuola – Salemi (PD): “No a passaggi al buio. Il mondo della scuola deve essere ascoltato”

Pubblicato da il 27 Febbraio 2019 0 Commenti

“L’autonomia deve essere una riforma, non una rivoluzione. Per questo serve fare chiarezza e avviare un metodo che porti condivisione in modo da arrivare a scelte responsabili e sostenibili, nel pieno rispetto della Costituzione. Bisogna andare oltre la propaganda e oltre l’ideologia. C’è un mondo – quello della scuola – che sta assistendo al percorso sull’autonomia nella più completa incertezza di quel che sarà. E, quello che è più grave, nel più completo silenzio perché non gli è stato dato diritto di parola. Da qui l’appello a Zaia: se vogliamo un’autonomia che funzioni, servono ascolto, confronto e condivisione delle scelte”.

Così la vicecapogruppo del PD in Consiglio regionale Orietta Salemi a margine dell’incontro “Quale autonomia per la scuola veneta?” promosso dal Gruppo consiliare del PD del Veneto lunedì 25 febbraio a Vicenza. L’appuntamento è stato l’occasione per approfondire con gli operatori del mondo della scuola le prospettive, i rischi e le opportunità che l’autonomia apre al settore della formazione della regione. Assieme ai consiglieri regionali del PD sono intervenuti i rappresentanti sindacali e dell’Associazione Nazionale Dirigenti pubblici della formazione. A discutere sul tema in videocollegamento anche Eugenio Gotti, fondatore di Noviter, specialista nell’ambito di formazione, istruzione e lavoro che sta seguendo da consulente le proposte di Emilia Romagna e Lombardia.

“Inutile negare lo smarrimento che il mondo della scuola sta vivendo e che è emerso durante l’incontro – spiega Salemi, che ha moderato la serata -. Nella partita dell’autonomia il capitolo scuola rappresenta un nodo strategico e delicato, che merita grande attenzione. Gestione del personale, livelli delle prestazioni, sistema di valutazione, programmazione e organizzazione: sono tutti nodi aperti, perché autonomia non deve significare anarchia. Si devono individuare i giusti contrappesi per garantire l’universalità del diritto allo studio. Un passaggio non graduale significherebbe infilarsi in un tunnel ad altissimo rischio. Basti pensare al solo fronte del personale che riguarda 55 mila dipendenti in Veneto”.