La discarica Cà Bianca rilascia PFAS? E’ più che legittimo il sospetto che dalla discarica Cà Bianca a Zevio ci sia un’emissione di PFAS nella falda sottostante. Urgono risposte convincenti e definitive per salvaguardare la salute dei residenti nella zona. Interrogazione del Sen. PD Vincenzo D’Arienzo.

Pubblicato da il 6 Marzo 2019 0 Commenti

La presenza di PFAS – sostanze perfluoroalchiliche – accertata nelle falde, negli acquedotti e negli alimenti di vaste zone delle province di Vicenza, Padova e Verona, è stata rilevata anche fuori dalla cd. “zona rossa” finora conosciuta e monitorata.

Emergono, infatti, segnali preoccupanti a causa della riscontrata presenza di PFAS nell’acqua di falda dei pozzi di controllo collocati al perimetro della discarica per rifiuti industriali Ca’ Bianca nel Comune di Zevio.

A partire dal 2016 l’ARPAV ha iniziato la ricerca analitica di PFAS sia nelle acque di falda sottostante la discarica Ca’ Bianca sia nel percolato prodotto dalla discarica stessa. In quest’ultimo, sono state riscontrate particolari ed elevate concentrazioni di PFAS, mentre nelle acque di falda è stata riscontrata più volte la presenza di PFAS, pur se sotto il valore di soglia stabilito dalla Regione Veneto per le acque potabili, con interessamento esclusivo o prevalente dei pozzi / piezometri “a valle”.

L’origine della contaminazione da PFAS delle acque di falda deriverebbe dalla discarica. Almeno questa sarebbe la conclusione a cui sono giunti i periti incaricati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona.

Inoltre, alcune rilevazioni ARPAV hanno fatto emergere anche la presenza, sia nel percolato che nell’acqua di falda dei piezometri di controllo “a valle”, uno specifico PFAS in produzione solo dal 2013 (il cC604).

Servono risposte urgenti. Per questo il Sen. PD D’Arienzo ha chiesto ai Ministri della Salute e dell’Ambiente, di avviare un confronto immediato con la Regione del Veneto per approfondire il contesto e di mettere in campo specifiche ed opportune indagini per verificare se l’origine di queste sostanze è proprio la discarica Cà Bianca.

Inoltre, a prescindere dagli esiti della recente sentenza del Consiglio di Stato che ne ha bloccato l’ampliamento e i conferimenti, ha chiesto se non sia il caso, sulla base del “principio di precauzione” ed in attesa degli interventi da operare, prevedere la sospensione di ogni altra attività di discarica potenzialmente in grado di indurre un ulteriore peggioramento della situazione in atto.

Il caso sarà portato anche all’attenzione della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, di cui D’Arienzo è componente, in passato più volte impegnata sull’inquinamento da PFAS nelle diverse località del Veneto.