Caso Segre-Almirante a Verona – Salemi: “Ancora una volta amministrazione prigioniera dell’ideologia”
“Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, e così l’amministrazione comunale veronese torna alla ribalta nazionale. L’intitolazione di una via ad Almirante sembra il classico ‘contentin’, quasi ci fosse stato bisogno di bilanciare la decisione, giusta e dal profondo significato, della cittadinanza onoraria a LiIiana Segre. Ne nasce una contraddizione, un paradosso che ha il sapore ideologico e di sfida tutta interna alla maggioranza. Purtroppo chi ne fa le spese è la città: dopo le polemiche sul congresso della famiglia, dopo i buu razzisti allo stadio, sarebbe bello che ogni tanto Verona finisse sulle cronache nazionali per i suoi tesori, le sue eccellenze, i suoi asset strategici da sviluppare o potenziare. Invece siamo ancora al piccolo cabotaggio di un’amministrazione tutta ripiegata su questioni di bottega ideologica, che nulla ha a che vedere con la gestione alta di una comunità”.
Così la vicecapogruppo del PD in Consiglio regionale Orietta Salemi interviene sulla rinuncia della senatrice Liliana Segre alla cittadinanza onoraria perché in contrasto con l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante.
“Che questa situazione sia il risultato di una partita tutta interna alla maggioranza è fin troppo chiaro – sottolinea Salemi -. Dare la cittadinanza onoraria alla senatrice Segre e allo stesso tempo intitolare una via ad Almirante è una contraddizione che nasce dall’incapacità di chi amministra di prendere una posizione autonoma, non ideologica. Si è accettato di intitolare una strada a una figura che lega il suo nome a una pagina del nostro Paese rispetto alla quale non c’è ancora una giusta distanza temporale o emotiva. Più di altri, i profili politici andrebbero sottoposti al ‘tribunale della storia’ che gode del privilegio di un tempo lungo e meditato, proprio per evitare qualsiasi strumentalizzazione. E questo è ancor più grave se pensiamo a quanti nomi illustri del passato, veronesi e non, meriterebbero di vedere la loro memoria trovare posto in città. Ma ancora una volta gli equilibri della politica piccina hanno guidato la scelta”.