D’Arienzo: il Veneto lumaca a danno dei lavoratori

Pubblicato da il 27 Aprile 2020



A causa della lentezza della Regione Veneto, migliaia di lavoratori non ricevono ancora la cassa integrazione in deroga. Così Vincenzo D’Arienzo, Senatore PD.

Per far fronte alla emergenza epidemiologica sono state varate alcune manovre economiche a sostegno dei lavoratori con il decreto Cura Italia; tra queste è prevista l’istituzione della Cassa Integrazione Guadagni in Deroga (CIGD) a decorrere dal 23 febbraio 2020.

Si tratta di un intervento di integrazione salariale a sostegno di imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari perché esclusi all’origine da questa tutela o perché hanno già esaurito il periodo di fruizione delle tutele ordinarie, quali Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e Straordinaria (CIGO e CIGS), Fondi di Solidarietà e Fondo di Integrazione Salariale (FIS).

La complicazione della CIGD è che la sua applicazione (analisi ed invio domande all’INPS e pagamento) è demandata alle Regioni.

Da sabato 28 marzo 2020, quindi, i datori di lavoro possono presentare le domande online presso Veneto Lavoro.

A che punto siamo? Si chiede D’Arienzo.

Il Veneto è in grave ritardo nelle pratiche della cassa integrazione in deroga ed ha inviato all’INPS solo una piccola parte delle domande che ha ricevuto.

Il dato impietoso emerge dal sito INPS. Al 23 aprile sono state inviate dal Veneto solo 6.972  domande e solo dal 10 aprile.

Pensate, sottolinea il Senatore PD, che l’INPS paga il dovuto al lavoratore nell’arco di un paio di giorni, grazie al fatto che tutti gli impiegati sono dedicati a questo servizio.

Cosa significa questo? Poiché non tutti sanno le procedure, il pagamento in ritardo della CIGD a favore dei lavoratori, causato dalla lentezza della Regione Veneto, sarà senz’altro attribuito al Governo dai tantissimi che ne hanno diritto (a pensar male….).

Chiedo al Presidente Zaia di potenziare quell’ufficio di Veneto Lavoro che si occupa di gestire le domande. Perché non è giusto che chi ha diritto alla cassa paghi la disorganizzazione della Regione, conclude D’Arienzo.