Regolamento del verde: tre anni di Sboarina e dieci di Tosi non sono bastati, e i risultati si vedono…
Non si può negare che una parte degli alberi eradicati o spezzati dalla tempesta di domenica fossero, come dice l’assessore Padovani, piante sane. L’esperienza più comune tra tutti i cittadini veronesi che hanno potuto esaminare le piante cadute a terra, è tuttavia quella di alberi ad alto fusto dotati di apparati radicali estremamente limitati.
Come spiegano gli esperti, cinque sono, in genere, le cause del mancato sviluppo o del ritiro delle radici: una irrigazione inadeguata, tipica dei giardini dove si usa troppa acqua per fare l’erba bella verde; capitozzature e potature improvvisate eseguite da mani non professionali, che alterano il processo vitale della fotosintesi e della produzione di amidi senza risolvere il problema dei rami invasivi che dopo poco ricrescono più lunghi di prima; la scelta della pianta, come ampiamente spiegato in questi giorni dagli esperti; la scelta dei luoghi; le frequenti manomissioni stradali che ancora oggi non dispongono di protocolli a tutela della salute e dell’integrità degli alberi che inevitabilmente ne escono sempre più indeboliti.
A porre rimedio a tutto questo dovrebbe intervenire un regolamento del verde che fu lasciato in eredità dell’amministrazione Zanotto nel 2007 ma che, ad ormai 13 anni di distanza, è ancora un oggetto misterioso: Padovani sostiene che sarà pronto a breve, ma ai consiglieri comunali non è mai stato sottoposto nemmeno in bozza. L’iter di approvazione è ancora avvolto dalle nebbie: l’approvazione forse a settembre; la fine del censimento degli alberi rinviato a data da destinarsi…
Chiediamo tempi certi e risorse adeguate sul verde pubblico, un aspetto fondamentale della vita della città che la calamità naturale di domenica ha riportato drammaticamente alla ribalta trovando l’amministrazione di nuovo impreparata: non è colpa del Sindaco se i venti hanno soffiato a 100 chilometri orari scoperchiando tetti e abbattendo alberi, ma se il regolamento e il piano del verde fossero stati chiusi in tempi ragionevoli (e tre anni di amministrazione è un tempo più che ragionevole, contando che il documento di base era pronto dal 2007) il conto degli alberi abbattuti e quindi anche dei danni al patrimonio pubblico e privato sarebbe stato meno salato.
Gli alberi e i rami attualmente pericolanti in parchi e giardini pubblici non sono segno di una natura “matrigna” ma di una politica poco lungimirante…
Per il gruppo consiliare comunale Pd
Elisa La Paglia, Federico Benini, Stefano Vallani