Bigon: “Gli ospedali di comunità devono essere attivati prima possibile: al di là dell’epidemia, la Regione è comunque in ritardo”.
Come Partito Democratico grazie alla nostra battaglia in Consiglio regionale abbiamo evitato la ‘lombardizzazione’ della sanità veneta, difendendo il ruolo dei medici di base e dei presìdi territoriali, decisivi anche per affrontare l’emergenza straordinaria del Covid-19, ma soprattutto fondamentali per la gestione ordinaria delle cronicità. A maggior ragione in un territorio dove la popolazione continua a invecchiare e non può permettersi di fare decine e decine di chilometri per una visita o un esame.
Tuttavia troppe promesse sono rimaste sulla carta. A partire dalle strutture intermedie (ospedali di comunità, hospice e unità riabilitative territoriali), in ritardo e completamente snaturate. Ad esempio gli ospedali di comunità prenderanno di fatto il posto delle lungodegenze, nonostante assolvano a due compiti ben diversi. Negli ospedali di comunità è prevista una ‘minore intensità’ per quanto riguarda l’assistenza medica, inoltre dopo 60 giorni di ricovero scatta il ticket giornaliero. Nel frattempo, in attesa della loro apertura, è accaduto che la Regione abbia siglato convenzioni con strutture private per avere dei posti letto aggiuntivi, naturalmente a pagamento. Non era meglio mantenere attive le lungodegenze, facendo una revisione seria del Piano sociosanitario?
Anna Maria Bigon, candidata al Consiglio Regionale alle elezioni del 20 e 21 settembre