Treni, due ore da Legnago a Verona. Serve la metropolitana leggera La Paglia: “Si può realizzare con treni più frequenti e il recupero delle stazioni dismesse”

Pubblicato da il 7 Settembre 2020

Due ore e 16 minuti. Sono i tempi di percorrenza di uno dei treni che collegano Legnago a Verona la domenica. Tempi inaccettabili per coprire 40 chilometri di distanza, come fanno quotidianamente centinaia di pendolari, tanto che la linea Verona-Legnago-Rovigo è stata inserita tra le dieci peggiori d’Italia. E non a caso. In questo periodo estivo la domenica sono disponibili otto corse verso il capoluogo dalle 7.22 alle 20.22: solo due corse dirette impiegano 55 minuti a raggiungere Verona. Il percorso inverso, da Verona a Legnago, prevede nove corse dalle 5.18 alle 19.56 con una punta di 2 ore e 15 minuti di tempo di percorrenza con un cambio e un minimo di 46 minuti per le uniche due corse dirette. Di giorno feriale le corse si moltiplicano arrivando a 14, ma i tempi di percorrenza non cambiano, con punte di 2 ore e 32 minuti con due cambi e solo 6 corse dirette da 46 minuti.

“La Regione Emilia-Romagna ha aggiunto una serie di collegamenti ogni ora da Poggio Rusco fino a Bologna, di fatto raddoppiando l’offerta. Dobbiamo cominciare da qui anche noi per rilanciare i nostri collegamenti su rotaia, tra cui la Verona-Bologna e la Legnago-Verona, due tra le tratte più lente e inefficienti della nostra regione – sottolinea Elisa La Paglia, candidata alle elezioni regionali per il Pd -. Il progetto di dotare la regione di un sistema ferroviario metropolitano (Sfmr) è stato definitivamente affossato a vent’anni dall’inizio dei lavori e dopo un miliardo di euro inutilmente spesi. L’idea va invece rilanciata perché è giusto che anche il territorio veronese, la Bassa in primis ma anche la Valpolicella e la zona lago, possa contare su un sistema di trasporto pubblico moderno e integrato, con orario cadenzato ogni 30 minuti, affinché il servizio pubblico diventi appetibile per studenti, lavoratori, turisti. Lo hanno fatto le province vicine di altre regioni. Trento ha utilizzato le ferrovie della Valsugana e della Trento Malè per collegare decine di paesi del territorio. L’Emilia-Romagna avrà treni ogni mezzora tra Ravenna e Rimini e ha potenziato la linea Bologna-Poggio Rusco, che serve la Bassa emiliana, con fermate a Camposanto, San Felice, Mirandola, Crevalcore, San Giovanni in Persiceto, Osteria Nuova e Calderara Bargellino

Secondo La Paglia le azioni da fare sono due: “La prima è di tornare con forza a chiedere una maggiore frequenza dei treni e il primo contributo lo deve dare la Regione Veneto, anziché ragionare sempre e solo su nuove strade. In seconda battuta bisogna riattivare le stazioni dormienti, grazie alle quali si può creare una rete capillare di fermate come in una vera metropolitana di superficie. Nella Bassa, ad esempio, il treno Legnago Verona si ferma oggi a Cerea, Bovolone, Isola della Scala e Buttapietra – ragiona -.Si può cominciare a riaprire le stazioni non più attive come Tarmassia e Cadidavid, oppure si può pensare a svilupparla verso Nogara, passando da Cerea, riaprendo Sanguinetto. Sulla direttiva Bologna-Verona, che passa da Nogara, si trovano le stazioni dismesse di Roncanova, Bonferraro e Pellegrina. Nel resto del territorio si possono valorizzare Porta Vescovo e San Martino Buon Albergo a Est, riaprire Parona e Pescantina in direzione Trento, Lugagnano verso Milano. Andranno anche adeguate le stazioni con l’abbattimento delle barriere architettoniche”.

Un altro progetto non più rinviabile è il collegamento ferroviario con l’aeroporto Catullo: “Di fatto sarebbe una variante da realizzare sulla linea Verona – Mantova, indicativamente da Madonna di Dossobuono a Villafranca, con abbandono della tratta che passa dal centro di Dossobuono. Contestualmente sarebbe da migliorare a livello di infrastruttura anche la rimanente tratta Villafranca – Mantova”, spiega La Paglia. Interviene anche Michele Bresaola, capogruppo del Pd in quinta circoscrizione ed esperto di mobilità: “Per rendere più appetibile il trasporto pubblico servirebbe anche un biglietto unico regionale, calcolato a chilometri percorsi, che consentirebbe di viaggiare in tutto il territorio veneto utilizzando qualsiasi mezzo di trasporto: “La Provincia autonoma di Bolzano lo ha già adottato e si è rivelato un successo, così come in Svizzera è da anni una realtà consolidata”.

Nell’ambito di questo potenziamento va ripensato anche lo sviluppo del trasporto merci, dato che sulla Bassa insistono alcune grandi realtà produttive che, in passato, si sono servite di treni merci: “Cerano due treni al giorno per trasportare lavatrici Smeg – ricorda La Paglia -e il servizio potrebbe essere utilizzato anche da Coca-Cola e Marcegaglia, sfruttando anche l’intermodalità e la logistica del Quadrante Europa per uno sviluppo produttivo organizzato e con una visione di futuro. Il trasporto non può più essere solo su gomma: dobbiamo liberare le nostre arterie sempre più intasate dall’enormità di tir in circolazione”.

Elisa La Paglia

Michele Bresaola