Bigon (PD): “Nel Veronese la carenza di medici di base è drammatica Errori di programmazione e mancata valorizzazione, questi sono i risultati”

Pubblicato da il 2 Novembre 2021

“La carenza di medici di base in Veneto, ma soprattutto in provincia di Verona è drammatica ed è stata a lungo sottovalutata, sia sul territorio che a livello nazionale. Adesso occorre trovare soluzioni, anche per il breve periodo, che siano condivise con gli addetti ai lavori e utili per i pazienti; per esempio alzare il massimale degli assistiti da 1500 a 1800 non lo è, visto che già oggi sono sovraccarichi”. A dirlo è Anna Maria Bigon, consigliera regionale veronese del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Sanità. “E non lo è – aggiunge – limitarsi a rispedire la palla nel campo del Governo. Ad agosto abbiamo presentato una mozione, ancora da discutere, con cui invitiamo la Giunta a stanziare maggiori risorse proprie, per valorizzare i medici di famiglia e incentivare gli incarichi nelle zone disagiate; è evidente che prestare servizio a Verona oppure in Lessinia non è la stessa cosa. Già lo scorso novembre avevo depositato un’interrogazione sul caso specifico della provincia di Verona, ricevendo una risposta del tutto insoddisfacente: ‘spesso.i medici non accettano le destinazioni’. Su 562 zone carenti, 126 sono nel territorio dell’Ulss 9 contro le 86 di Padova, che ha un numero di abitanti simile. 30 incarichi sono temporanei e l’Azienda sanitaria da sei mesi chiede di aumentare il massimale dei pazienti a 1.800!”.

“In merito alla discussione se saranno dipendenti o no delle Ulss, la Regione pensi piuttosto alla importanza del rapporto di fiducia del medico con i loro pazienti – sottolinea in riferimento alla riforma della medicina del territorio auspicata da un documento delle Regioni – Se oggi vi sono zone scoperte è perché sono pochi! I medici di medicina generale sono fondamentali per la prevenzione e il minor accesso agli ospedali e la Regione ha margini di manovra: può impegnare le Ulss a individuare le zone disagiate dove incentivare gli inserimenti dei medici, rendere più appetibile questo ruolo favorendo le forme associative e la dotazione di personale,  favorire la prossimità stimolando i Comuni a fornire spazi per gli studi mantenendo la presenza dei Mmg anche nei piccoli paesi.  Per tutto quanto riguarda la normativa nazionale, la Giunta ha uno strumento fondamentale che è la Conferenza Stato-Regioni dove evidenziare e risolvere le problematiche”.

“È però il momento di intervenire, perché il quadro già complicato è destinato a peggiorare con l’aumento dei pensionamenti da un lato e l’invecchiamento della popolazione dall’altro. Le scuole di medicina, nei prossimi 2-3 anni, formeranno la metà dei professionisti necessari. Nelle scorse settimane il ministero della Salute ha annunciato la volontà di raddoppiare le borse di studio, grazie ai fondi del Pnrr: la Giunta chieda di mantenere l’impegno nella Conferenza Stato-Regioni”.