RAPPORTO ISMEA
Albertini (Pd): «confermata la forza del settore agroalimentare veneto»
Conferme della forza del settore e sfide per il futuro. Queste le prime sensazioni che emergono scorrendo il Rapporto Ismea-Qualivita 2020 uscito ieri che fa il punto sulle produzioni di Qualità DOP – IGP – SGT a livello nazionale.
Il Veneto si conferma la prima regione italiana per valore delle produzioni certificate (3,7 miliardi di euro sui 16,6 generati a livello nazionale) e prima regione a pari merito con la Toscana per il numero di denominazioni, ben 89.
Le produzioni vinicole del Trevigiano e del Veronese contribuiscono in modo determinante ai risultati economici della nostra regione. Entrambe queste province venete superano il miliardo di euro di valore di produzione. Sono pure rilevanti i risultati ottenuti dalle produzioni di cibo, in particolare formaggi e di ortofrutta.
L’anno della pandemia ha ovviamente impattato anche sui consumi di prodotti di qualità, considerato il forte calo delle esportazioni e il blocco del canale horeca causati dai lockdown, solo in parte compensato dall’aumento dei consumi di prodotti di qualità attraverso la GDO.
«Dato per assodato che il consumatore oggi è più consapevole sulle questioni ambientali e climatiche e pretende qualità delle produzioni e tracciabilità della filiera, anche la Dop Economy italiana e veneta è però di fronte ad una sfida rinnovata», afferma Alessio Albertini, responsabile della filiera alimentare nella segreteria regionale del Partito democratico.
“Il contesto di riferimento delle Indicazioni Geografiche sta cambiando velocemente. Garantire tipicità, tracciabilità e territorio rischia di non essere più sufficiente: il progetto di transizione ecologica dell’agroalimentare europeo Farm to Fork e il pacchetto sulla biodiversità del Green Deal europeo impatteranno fortemente anche sul mondo delle produzioni di qualità».
Sarà necessario rafforzare aziende e filiere, prosegue Albertini, «puntando su sempre maggiore attenzione all’eccellenza del prodotto, alla sostenibilità dell’impatto delle lavorazioni, all’innovazione delle aziende agricole e vitivinicole, anche dal punto di vista produttivo, distributivo, comunicativo, facendo propria una diffusa cultura della sostenibilità della produzione. In questo senso il ruolo dei Consorzi di Tutela deve certamente rafforzarsi. In questo contesto il decisore pubblico, anche regionale, è chiamato ad accompagnare questo cambiamento, in primis tutelando le eccellenze produttive contro ogni tentativo di svilimento del marchio e contro ogni “stravaganza” normativa, come rischierebbe di avvenire con meccanismi quali il Nutriscore, che confondono il consumatore anziché informarlo correttamente».