Strage di alberi in Borgo Venezia. La questione del Parco di Villa Cipriani
All’angolo tra via Giorolamo dalla Corte e via Bianchini, proprio sulla direttrice del futuro filobus, Borgo Venezia ospita un giardino nascosto comprendente 65 alberi, di cui molti secolari, e 21 arbusti per un totale di 86 piante.
Si tratta del parco dell’ex Calzificio Cipriani, un compendio immobiliare che si estende per l’intero isolato e che è stato, per la parte della fabbrica abbattuto nel 2007 e per la parte della villa (lato Sud) convertito in appartamenti di lusso tra il 2013 e il 2015.
Una vecchia scheda norma del 2011, la numero 292, prevedeva, previo studio “dendrologico” (cioè delle piante) la lottizzazione dell’area del parco con 1.550 metri quadrati di residenziale da disporre a forma di “elle” in fronte strada, con contestuale abbattimento della cinta muraria anche per “favorire l’accesso al giardino pubblico esistente”.
Dopo varie vicissitudini si è arrivati alla presentazione del Pua (Piano urbanistico attuativo) soltanto nel 2020 e alla conferenza servizi definitiva il 30 agosto 2021. Ed ecco la sorpresa:
– Questa presunta riqualificazione, già di per sé poco rispettosa del giardino storico esistente, prevede l’eliminazione di buona parte delle piante: 35 alberi e 16 arbusti, in tutto verranno tagliate 51 piante su 86;
– Non garantisce che il verde tolto verrà sostituito con esemplari di piante di pari specie o equivalente e non assicura che le nuove piantumazioni avverranno all’interno del territorio della Sesta Circoscrizione;
– Contrariamente alle indicazioni della Sesta Circoscrizione (che ha espresso parere contrario sull’intervento nella seduta del 30 agosto 2021) è stato usato lo strumento della monetizzazione, ovvero denaro in cambio della liberazione degli obblighi sul verde pubblico;
– Non è chiaro se verrà assicurata la fruibilità pubblica di quel poco di giardino storico che resterà dopo la strage di alberi.
Lo studio dendrologico – commissionato dai proponenti della Fenice Srl – assicura che verranno tagliate soltanto le piante di minor pregio. Di fatto però queste scelte dovrebbero essere sottoposte anche al parere della Consulta del Verde, espressamente prevista dal regolamento del Verde ma che l’amministrazione Sboarina non ha mai costituito.
E’ poi inaccettabile la logica della monetizzazione dei servizi pubblici soprattutto se si parla di un giardino storico.
Chiediamo all’amministrazione di rimediare a questi errori che partono da lontano e che penalizzano il territorio della Sesta Circoscrizione. Probabilmente, se le amministrazioni Tosi non avessero stravolto il Pat di Zanotto-Uboldi togliendo la linea rossa delle trasformabilità ad escludere una espansione edilizia incontrollata della città, non avremmo avuto questo intervento. Ma oggi è tempo di intervenire: si faccia chiarezza su ciò che rimarrà del giardino storico; si assicuri la sua fruibilità pubblica; ci si impegni affinché il territorio venga compensato delle piante perse. Borgo Venezia non perde soltanto un bel giardino, ma anche un piccolo polmone verde.