IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 6 Marzo 2022

Dopo il Covid, la guerra: prendiamoci cura delle giovani generazioni

Giovedì scorso, 3 marzo, a sette giorni dall’inizio della guerra, il direttore regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale Afshan Khan ha fatto sapere che mezzo milione di bambini sono già fuggiti dall’Ucraina nei paesi vicini.
Le piccole vittime accertate dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, secondo le Nazioni Unite sono al momento diciassette e altri trenta bambini risultato feriti, ma è sicuro che la dimensione reale della catastrofe umanitaria è molto più grave.
Negli scenari di guerra i bambini non sono soltanto esposti al rischio di essere feriti o uccisi da armi ed esplosivi, ma sono anche i primi a soffrire dei danni causati alle infrastrutture civili, ad esempio gli acquedotti, dalla carenza di forniture mediche e dalle epidemie, come quella di poliomelite scoppiata nel 2021 e secondo il nostro Ministero della Sanità ancora in corso in Ucraina. Ora la guerra ha costretto il paese a sospendere le azioni per frenare l’epidemia.
Si fronteggiano due fronti, quello della guerra che vediamo a Kyiv, Odessa, Dnipro, Mariupol, Kramators, Kharkiv, e quello della pace, che vede “schierati” i bambini e le loro famiglie che stanno cercando accoglienza in Unione Europa. Su questo fronte si sta mobilitando un esercito di pace mai visto prima.
Solo in Italia la Protezione Civile, già attivata, conta cinquemila organizzazioni di volontari diffuse dal più piccolo al più grande dei comuni, per un totale stimato di un milione e mezzo di volontari che sono stati già protagonisti insostituibili con il Covid e che ora saranno ancora più preziosi.
Ai nostri giovani, che da due anni sono costretti a fare i conti col passaggio da una crisi all’altra, prima la pandemia da Covid, poi la crisi economica ed energetica e ora anche la guerra vicino a casa, dobbiamo spiegare che nessuna guerra è mai vinta veramente da nessuna delle parti in campo, perché la vittoria militare non cancella la morte e la distruzione che essa si lascia alle spalle.
Ai bambini dobbiamo una particolare attenzione. Secondo il pedagogista Daniele Novara si dovrebbe sempre evitare di parlare ai cuccioli d’uomo della guerra come di un litigio tra fratelli, proprio perché, diversamente dalle azzuffate tra coetanei, nel conflitto armato tra Stati non c’è nulla di innocente ed educativo. La guerra, con le sue conseguenze irreparabili, è sempre la negazione della possibilità di ricomposizione dei conflitti.
I nostri figli e nipoti si confronteranno con i bambini profughi, alcuni orfani, che arriveranno dalle zone di guerra. Dovremo saper dare risposte convincenti e rassicuranti e a ciascuno dovremo saper insegnare come vivere in pace.
Oggi l’Italia e l’Europa non sono in guerra; l’invio delle armi al governo Ucraino deciso a larghissima maggioranza da una risoluzione del Parlamento Italiano del 1° marzo 2022 risponde ad una domanda di aiuto del governo ucraino, costretto a resistere da solo contro la soverchiante forza militare russa: questo atto doveroso non è la strategia per risolvere il conflitto, la strada maestra resta la diplomazia sostenuta da sempre più pesanti sanzioni economiche, accompagnata da un’azione coordinata tra Stati che dovranno fare un altro passo in avanti verso una vera unità europea.
Un fatto è certo: c’è un aggressore e chi è aggredito; noi non possiamo che stare dalla parte di chi resiste e si difende. Possiamo anche avere opinioni differenti, ma dividersi oggi sarebbe un clamoroso autogol per tutti quelli che vogliono la pace.

Maurizio Facincani
Segretario Provinciale