IL PUNTO DEL SEGRETARIO
Transizione ecologica: se non ora, quando?
La guerra in Ucraina non è la causa della crisi energetica, anche se l’ha aggravata.
Già alla fine dello scorso anno si è dovuto fare i conti con aumenti di prezzi e difficoltà di reperimento di materie prime. Se qualcuno ha pensato che il mercato fosse vittima dell’ennesima speculazione si è dovuto ricredere, dato che si prospettava una tempesta che non ha investito un solo settore ma l’intero sistema produttivo, con rialzi di prezzo che hanno interessato non solo il gas ma anche il petrolio, l’alluminio, i container, la cellulosa, ma soprattutto che è di portata mondiale, perché non risparmia nessun Paese.
Localmente questa tempesta ha colpito acciaierie, fonderie e cartiere veronesi, venete e non solo, che sono costrette a rallentare o sospendere la produzione. La fibrillazione del settore agro-alimentare veronese, già segnalata a fine 2021, ora è aggravata dalla carenza di grano, cereali e semi oleosi alla base di molte preparazioni, provenienti dall’Europa dell’Est.
La situazione è critica, ma questo non significa che si debbano allentare le sanzioni verso la Russia di Putin: oltre al caviale e alla vodka il vertice di Versailles di questa settimana tra i leader europei ha imposto lo stop anche alle importazioni dalla Russia di acciaio e ferro, risparmiando soltanto i beni energetici sui quali l’autosufficienza è un miraggio.
Comunque qualcosa si è rotto: la globalizzazione, che al netto di ogni ideologia rappresenta proprio l’apertura all’economia di mercato dell’ex blocco sovietico e dei paesi terzi, ha subito una evidente battuta d’arresto.
Ma se è proprio grazie alla fondamentale interdipendenza dell’economia mondiale che le sanzioni economiche inflitte da Stati Uniti e Unione Europea possono mordere il braccio dell’aggressore russo, allo stesso tempo è innegabile che il tema sul tavolo è quello di un ridimensionamento delle filiere esposte alle instabilità del quadro internazionale. Non possiamo dimenticarci che due anni fa, nei primi mesi di pandemia, scoprimmo di non essere in grado di produrre mascherine chirurgiche; di questa fragilità ne abbiamo la conferma oggi: il mercato non è in grado di autoregolarsi in tempi utili e non è nemmeno detto che porti automaticamente pace e prosperità.
Sembra che ciò non sia chiaro a tutti: il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, evidentemente rivolto a Roma e Bruxelles, ha chiesto polemicamente che cosa si aspetta a imporre prezzi amministrati su gas ed energia elettrica. “Lasciandoli correre in questo modo la benzina arriverà a 4-5 euro al litro e le bollette a migliaia di euro” suggerendo in tal modo che irrazionali non sono tanto i prezzi, ma chi li lascia andare per conto proprio.
La morale è che la transizione ecologica è già arrivata e si presenta con il volto minaccioso del rischio di rimanere al freddo ma, peggio, anche di fermare la produzione industriale. Nel breve termine occorre sopperire all’emergenza con tutte le fonti energetiche di immediata reperibilità ma occorre la consapevolezza di dover concretizzare tutti i ragionamenti che da anni si fanno sull’educazione al risparmio energetico, sul consumo consapevole e critico, sul cambiamento degli stili di vita, il rafforzamento e la generalizzazione di pratiche ancora di nicchia, come il consumo a chilometro zero, le filiere corte, e non solo nell’agricoltura. In generale una maggiore consapevolezza che i prezzi sono il mezzo ma non il fine dell’economia. Anche di questo parleremo con il Segretario Nazionale Enrico Letta nell’Agorà che la Segreteria provinciale del Pd Verona ha organizzato per Sabato 19 marzo al Best Western Hotel di San Giovanni Lupatoto, alla quale parteciperanno tutte le maggiori cariche nazionali e regionali del partito. Un segno di fiducia e di sostegno anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Maurizio Facincani
Segretario provinciale