COVID, SBOARINA A PASSO DI GAMBERO: MENTRE IL PAESE TORNA AD INCONTRARSI,
LUI PARIFICA IL CONSIGLIO ONLINE A QUELLO IN PRESENZA, SENZA CORREZIONI
Mentre il resto del Paese torna ad incontrarsi, andando verso l’eliminazione delle restrizioni sanitarie e del green pass, l’amministrazione Sboarina porta oggi in conferenza dei capigruppo una proposta dal segno opposto, che parifica di fatto la modalità di svolgimento del Consiglio comunale da remoto a quella in presenza, senza introdurre nessuna correzione alle storture di cui abbiamo avuto ampia esperienza in questi due anni.
L’articolo 29 bis che la maggioranza vuole aggiungere al Regolamento del Consiglio in tema di “validità del numero legale” stabilisce infatti che “Il Presidente del Consiglio, in accordo con la Commissione Permanente dei Capigruppo, stabilisce le circostanze oggettive e/o le condizioni soggettive che possono determinare o giustificare la partecipazione alle sedute in modalità telematica”. Il che vuol dire, in pratica, che i consigli comunali possono essere convocati in presenza o da remoto (in tutto o in parte) a totale discrezione della maggioranza.
Prigioniera della propria bolla propagandistica, la maggioranza del Sindaco Sboarina non è in grado di elaborare nemmeno la lezione del Covid, durante il quale gli strumenti informatici hanno giocato un ruolo fondamentale nel dare continuità alla vita civile in tutti i settori, dalla scuola alle professioni al funzionamento degli organi democratici, ma hanno anche mostrato tutti i loro limiti, a partire dalla Dad, che ha estraniato gli studenti, e negli stessi Consigli comunali, dove non sono riusciti ad assicurare piena trasparenza. Ragion per cui in tutte le altre grandi città italiane, tranne che a Verona, da ormai un anno si è tornati a riunirsi tutti in presenza ogni volta che questo è possibile.
I consigli da remoto possono e devono continuare a giocare un ruolo importante, ad esempio nel caso di consiglieri che non possono assicurare la presenza a causa di una malattia o per facilitare la partecipazione in determinate circostanze ad esempio nel caso di maternità e allattamento. Le stesse Donne Democratiche chiedono al Pd di proseguire sulla strada delle riunioni miste in presenza e in remoto. Ma questo non deve diventare un alibi per consiglieri no-vax e no-pass come ce ne sono tra le fila della maggioranza. La componente di soggettività va dunque regolata meglio.
Nella proposta della maggioranza veronese mancano pure gli accorgimenti, pur piccoli, elementari, che consentirebbero di avere la trasparenza richiesta, ad esempio imponendo l’obbligo ai consiglieri collegati in remoto di palesarsi e rendersi visibili a schermo. Un’altra soluzione potrebbe essere il voto per chiamata nominale. E’ quantomeno curioso che il voto per chiamata nominale sia usato nelle Commissioni consiliari (che licenziano le proposte di delibere per il Consiglio comunale) ma non in Consiglio comunale, che è l’organo sovrano chiamato ad approvare (o respingere) ufficialmente ciò che le Commissioni hanno licenziato.
In questi due anni abbiamo visto interi consigli comunali in cui la maggioranza dei consiglieri collegati da remoto tenevano lo schermo sempre spento senza far capire se stessero seguendo i lavori del Consiglio o se invece stessero facendo dell’altro. Abbiamo visto consiglieri collegati da bordo piscina e consiglieri votare fraudolentemente al posto di colleghi.
Questa “novità” significa, inoltre, che da oggi in poi per incamerare il gettone di presenza, nel frattempo salito a 100 euro, basterà schiacciare un tasto da casa, magari in pigiama o da bordo piscina. Il che è poco rispettoso sia nei confronti dei cittadini che dell’istituzione che si rappresenta. Ma questa è la Verona di Sboarina, quella che vogliamo cambiare.
E’ ovvio, poi, che dietro a questa manovra non c’è soltanto scarsa considerazione per le istituzioni e per i cittadini, ma c’è anche l’intento di fornire una scappatoia ai consiglieri di maggioranza e depotenziare l’impatto della manovra emendativa delle opposizioni sulla Variante 29 che con oltre 800 emendamenti vogliono cambiare questo provvedimento profondamente sbagliato.
Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani