Discarica Cà Vecchia: la Regione Veneto chiede integrazioni
Nel 2020 si pensava che i problemi ambientali a Cà Vecchia fossero definitivamente risolti con la programmata chiusura della discarica di rifiuti, ma improvvisamente è stata rilevata una nuova area inquinata sotto l’impianto di trattamento rifiuti che nelle dichiarazioni rilasciate dagli Amministratori del Comune di San Martino nessuno si aspettava di trovare. Ennesima e ripetuta scoperta a Cà Vecchia di zone inquinate con una tempistica costante e ripetitività negli anni, variabile tra sette/dieci. Tempistica compatibile con i tempi delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione per le zone da bonificare: trovo l’inquinamento, bonifico, ne trovo un altro e bonifico e così via.
A seguito dell’individuazione della nuova area inquinata, Progeco Ambiente S.p.A., nel 2020 ha presentato una nuova domanda di autorizzazione attraverso il Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) finalizzato all’acquisizione della Valutazione Impatto Ambientale (VIA) e dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) avente per oggetto la “Rilocalizzazione impianto di stoccaggio provvisorio rifiuti pericolosi e non pericolosi, con operazioni di recupero e smaltimento ex Adige Ambiente S.r.l.” ai fini della bonifica.
La richiesta riguarda sia l’ampliamento della discarica che un nuovo impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti in sostituzione dell’esistente.
Dopo due anni, in data 10 marzo 2022, la Regione ha chiesto integrazioni che l’azienda dovrà controdedurre entro il termine di 30 giorni.
Viene richiesto di rispondere alle osservazioni fatte dai due Comuni interessati, alle dieci presentate dai cittadini, alcune delle quali sono state condivise dagli stessi uffici regionali, ed a venticinque punti di integrazioni/approfondimenti dell’Unità Operativa regionale di Valutazione Impatto Ambientale.
La Regione “certifica” che il nuovo progetto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con operazioni di recupero e smaltimento, sempre definito dall’azienda come una rilocalizzazione ad una distanza di circa 400 metri dall’attuale, deve ora essere considerato come “nuovo”. È una diversa e giusta interpretazione che comporta una differente valutazione rispetto ai piani regionali sovraordinati ed alla vigente normativa urbanistica e ambientale.
La Regione evidenzia che un altro ricollocamento più ad est dell’impianto ex Adige Ambiente era già stato progettato nel 2012, valutato nel 2016 e sul quale l’azienda ha chiesto nel 2017 una prima sospensione del procedimento, poi rinnovata dalla stessa nel 2021.
Una nuova rilocalizzazione, rileva la Regione, risulterebbe semplicemente una ulteriore duplicazione dell’esistente stato progettuale per cui è necessario venga descritto in modo univoco in tutta la documentazione la previsione se si tratta di chiedere l’autorizzazione per uno o due impianti da realizzare, che andrebbero a sostituire l’attuale impianto ex Adige Ambiente, con le conseguenti modifiche degli elaborati e degli impatti ambientali.
Viene tra l’altro evidenziato come le dichiarazioni verbali fatte dall’Amministratore Delegato dell’azienda di non realizzare in primo progetto anno 2012, nel caso fosse autorizzato quello in argomento, non siano mai state formalizzate in Regione. Verba volant, scripta manent!
Vengono chieste alla proponente integrazioni, tra cui:
- Un report sulle attività condotte dall’impianto ex Adige Ambiente con indicazioni qualitative e qualitative dei rifiuti trattati.
- Chiarimenti tecnici rispetto ai controlli ambientali e di contenimento delle emissioni, valutazione nel rispetto delle migliori tecniche disponibili (BAT).
- Vengano informati e forniti ai locatori dei terreni precise indicazioni circa l’effettivo loro utilizzo rispetto al progetto e sul futuro (come non lo sapessero essendo ben presenti nei vari atti contrattuali!).
- Sviluppato il punto “Rischi di contaminazione delle acque sotterranee e dell’aria connessi con gli impianti di discarica controllata”, eseguire campionamenti delle falde indifferentemente se queste si trovino a monte o valle del sito.
- Definire le distanze dall’abitato di tutti i fabbricati stabilmente o non stabilmente abitati o edifici pubblici.
- Devono essere approfonditi gli aspetti inerenti alla pianificazione regionale relativa alla gestione dei rifiuti in relazione all’art. 15 dell’elaborato A “Normativa di Piano” del Piano Regionale di gestione rifiuti urbani e speciali rispetto all’approvazione di nuove volumetrie di discariche di rifiuti non pericolosi o pericolosi, compresi gli ampiamenti delle discariche esistenti. È sempre vietata la realizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi nelle zone di alta pianura – zona di ricarica degli acquiferi e comunque a monte della linea delle risorgive. Il progetto ricade in fascia di ricarica degli acquiferi, in ambiti di equilibrio dell’ecosistema, in ambito di interesse paesaggistico e ambientale. La normativa del Piano di Area Quadrante Europa prevede che non possono essere ubicati all’interno della fascia di ricarica degli acquiferi, nell’ambito di protezione del suolo e di interesse naturalistico paesistico-ambientale nuovi impianti trattamento rifiuti.
Le osservazioni sul progetto approvate dalla Giunta del Comune di Verona si sono dimostrate irrilevanti rispetto a quanto analizzato dagli uffici regionali.
Il Comune di Verona doveva ed aveva il dovere di presentare osservazioni per la salvaguardia del territorio della zona delle Basse di San Michele e per mitigare le ricadute ambientali. Non ha rilevato che a Cà Vecchia ci sono due richieste in itinere di approvazione relative a progetti di impianti di trattamento rifiuti e che, nel caso specifico, si tratta di approvare un nuovo impianto. Nessuna richiesta di compensazioni per il disagio ambientale è stata presentata se non l’ampliamento della strada di accesso, del resto non finanziata nel piano economico finanziario. Potevano essere fatte pertinenti osservazioni e rilevate le incongruenze del piano economico finanziario e la necessità di nuovi e definitivi carotaggi da effettuare nei terreni limitrofi alla discarica al fine di evitare future individuazioni di aree da bonificare e conseguenti nuovi ampliamenti della discarica, come è avvenuto in questi trenta anni.
Il parere della Giunta di Verona risulta un puro esercizio formale, limitandosi al semplice compitino senza approfondire le tematiche ambientali e le ricadute sul territorio circostante che la discarica e l’impianto di trattamento di rifiuti hanno, se non altro per il deprezzamento del valore degli immobili circostanti.
Consigliere Comune Verona
Stefano Vallani