IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 28 Marzo 2022

Pacifismo e nonviolenza alla prova

Ad un mese dall’inizio delle ostilità da parte della Russia di Putin contro l’Ucraina, la guerra ha già invaso il nostro immaginario. Bacchette alla mano, i generali in pensione e gli analisti geopolitici hanno definitivamente scalzato i virologi nei programmi della tv generalista; le analisi degli opinionisti sommergono le puntuali corrispondenze degli inviati di guerra e si nota, purtroppo, un diffuso accanimento contro le posizioni pacifiste.

Gli stessi che fino a pochi mesi va dichiaravano “acqua passata” la memoria che come sinistra cerchiamo di rinverdire ogni 25 Aprile, ora vi attingono a piene mani lanciandosi in vertiginose similitudini. Putin viene paragonato ad Hitler anche se, visto il perdurare di un conflitto che nelle intenzioni russe doveva essere una invasione lampo, dal punto di vista militare sarebbe forse più corretto il paragone con Mussolini.

È proprio la rivelazione dell’inaspettata disorganizzazione dell’esercito russo a far scattare in alcuni la tentazione diabolica dell’occidente di provare ad intestarsi una vittoria dell’Ucraina conquistata sul campo militare. Diabolica perché sappiamo che le guerre possono andare avanti anche per decenni in condizioni umane disastrose. Da una guerra si esce sempre sconfitti tutti, per il tributo di vite umane e disperazione che lascia dietro di sé.

Ecco quindi che assumono particolare importanza le iniziative di riflessione sul tema della pace, della nonviolenza, dell’accoglienza, come quella che Progettomondo, storica Ong veronese, ha avviato anche sul territorio locale. Una riflessione non preconfezionata e aperta a tutte le soluzioni: quali sono i limiti del metodo pacifista? Siamo pronti per la nonviolenza? Che percorso o pratica culturale dovremmo imboccare?

I sondaggi danno gli italiani nettamente contrari a qualsiasi coinvolgimento bellico o militare: qual è dunque il ruolo delle democrazie mature in questo conflitto alle porte d’Europa? Intervenire sotto l’“ombrello” dell’Onu? Occuparsi al meglio dell’accoglienza dei profughi? Preoccuparci della ricostruzione?

Il Partito Democratico veronese ha dato in queste settimane un contributo alla comprensione di quanto sta accadendo realizzando cinque appuntamenti in tutta la provincia con esperti di geopolitica, in particolare delle dinamiche dell’ex blocco sovietico.
La sanguinosa frattura che si apre in fronte all’Europa ci spinge tuttavia ad andare oltre nell’approfondimento, perché con gli effetti di questo conflitto dovremo fare i conti nel medio e lungo periodo, costringendoci ad affrontare temi di fondo come quello dell’autodeterminazione dei popoli, della differenza tra le democrazie compiute e le nuove “democrature”, ma anche della tenuta delle nostre democrazie, che vedono una partecipazione decrescente sostituita dal succedaneo dell’arena mediatica e dello spazio virtuale dei social.

Maurizio Facincani
Segretario provinciale