Buon 25 Aprile di Liberazione e di Pace
Mai come oggi gli eventi ci danno la possibilità di attualizzare il messaggio della Liberazione e del 25 Aprile: la fine dell’invasione della Russia di Putin ai danni dell’Ucraina è un obiettivo di libertà, rispetto dei popoli e dei diritti umani di cui la nostra democrazia deve farsi carico perché pure la nostra repubblica è nata dalla fine di una invasione, ma anche dalla ribellione contro un regime; un risultato cui si è arrivati con una resistenza armata.
Non possiamo dimenticare che libertà e democrazia non sono date per sempre: occorre preservarle e alimentarle ogni giorno. E se il 25 aprile deve essere “Festa di tutti”, fra quei “tutti” non possono trovare posto quanti ancora adesso si richiamano al nazifascismo o che, parafrasando Sandro Pertini, ritengono che una buona dittatura sia migliore della peggiore delle democrazie.
Va in questo senso anche l’intervento del Presidente Mattarella al tradizionale incontro con le associazioni partigiane, combattentistiche e d’Arma. Il forte richiamo del Capo dello Stato deve però essere ascoltato bene e tutto: la Resistenza è stata una rivolta “innanzitutto morale” contro le atrocità della guerra voluta dal regime fascista. Lo stigma posto dal Presidente su “chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà dei popoli” riguarda dunque una certa tiepidezza proveniente da alcuni ambienti che restano sulla difensiva per ragioni ideologiche; riguarda gli “indifferenti”, ma non riguarda chi marcia per la Pace.
Alla realtà spesso unidimensionale, schiacciata, proposta dai media, occorre opporre il confronto aperto e dialettico di persone in carne ed ossa che si confrontano e discutono a viso aperto. Perché non è pace quella che può nascere da una resa.
Oggi siamo immersi in un’esperienza che rafforza la convinzione che la guerra è sempre la drammatica dimostrazione di una pace fallita, che porta con sé orrori e inutili bagni di sangue.
Pur consapevoli che un popolo invaso ha diritto di difendersi con le armi contro l’invasore, sappiamo che alla fine non saranno solo le armi a far finire la guerra. Inevitabilmente servirà la ricerca di un dialogo per stringere patti non tra paesi e governi con la stessa opinione ma con i nemici, come recitava uno slogan del movimento pacifista negli anni ’80.
E non basterà far sedere a quel tavolo i contendenti, sarà necessario essere seduti in molti per stringere accordi che portino a una pace duratura: c’è ancora tanto da lavorare per una Europa più forte, che sappia fare squadra contro la guerra come ha fatto contro il Covid. Serve un’Unione in grado di completare il programma di sanzioni economiche contro la Russia ma anche in grado di ripensarsi per non deludere le speranze e le attese dei Paesi dell’Est europeo, che altrimenti, come dice il Segretario nazionale Enrico Letta, finirebbero per guardare più agli Stati Uniti che a noi.
In questa prospettiva è importante che questo 25 Aprile sia un momento di unità e non di divisione.
Maurizio Facincani
Segretario provinciale