E’ tempo di crescere
A pochi giorni dal voto e nel pieno della campagna comunale per Verona, riformulo per me e per tutti gli iscritti il senso di questa stessa competizione, la posta in palio, gli obiettivi per i quali ogni giorno ci impegnamo.
La posta in gioco è altissima: rendere credibile una alternativa al governo della città dopo 15 anni di ininterrotto governo del centro-destra.
Ed anche: rendere credibile una svolta a livello regionale documentando, con il voto, che in Veneto, oltre a Zaia, c’è di più.
Il senso del mio impegno e dei molti che mi sostengono parte dalla consapevolezza che Verona sta erodendo anno dopo anno la grande stagione della progettualità che, negli anni 60-80, ha reso grande la città e l’ha saputa gestire nel ventennio successivo. Università, Quadrante Europa, Aeroporto sono state intuizioni coraggiose del passato, tanto per fare esempi.
Oggi Verona è più povera, finanza e assicurazioni hanno smobilitato, il fiato lungo delle municipalizzate di altre città incombe. Per questo ho messo al centro del mio impegno anche le proposte per impedire scelte errate che coinvolgano la Fiera, l’Interporto, lo stesso Aeroporto.
Non l’ho fatto per “volare alto”: se non si comprende che la prima concretezza di una amministrazione è quella di dare slancio ai propri asset strategici, a nulla vale occuparsi delle pur preziose aiuole della città.
Ho inoltre scommesso su una consapevolezza nuova dei veronesi che vedono ora profilarsi all’orizzonte problemi locali che combaciano con quelli nazionali e internazionali. Ho messo sotto lente d’ingrandimento la corsa selvaggia della spesa alimentare, chiamando in causa un possibile ruolo di quelle fondazioni assicurative e finanziarie che molto hanno ricevuto da Verona affinché restituiscano ora parte di quanto avuto. La crisi che investirà il potere d’acquisto dei veronesi esige un supplemento di iniziative sociali e assistenziali per non lasciare indietro quanti verranno investiti dall’onda lunga della guerra e della crisi economica.
Vivere in una città sicura non è materia del centro destra: anche i nostri elettori desiderano uno sviluppo ordinato e sicuro della vita sociale. Le mie tre proposte per la sicurezza dei veronesi nascono da un dialogo costante e approfondito con gli operatori della sicurezza. Ho contestato l’esclusione di Verona dai bandi nazionali per un efficiente servizio di videosorveglianza, visto che l’attuale non rileva nemmeno in taluni casi, il numero di targa delle auto. Ho proposto un coordinamento di tutte e 4 le forze di polizia che operano sul nostro territorio. Ho avanzato la proposta di presidiare la Stazione di Porta Nuova con un Commissariato di Polizia in loco.
Ho sostenuto e sostegno con passione la sfida che ha per nome Damiano Tommasi. Perché in quel campo largo che costituisce una delle cifre identitarie del Pd vi deve essere spazio per quel terzo settore e quel mondo ampio che sta dentro la definizione (imprecisa) di “mondo cattolico” che non va sospinto verso il centro destra ma recuperato dentro l’orizzonte di una sinistra attenta e capace di riconoscere i molti soggetti che contribuiscono al bene della città senza appartenere necessariamente al perimetro formale del Pd. La fine del partito dei cattolici non ha estinto l’impegno dei cattolici in politica e questi devono poter trovare non solo diritto di cittadinanza tra di noi ma anche valorizzazione e ascolto.
Non è anche questo il senso della candidatura di Damiano Tommasi?
La sfida ci coinvolge tutti perché da Verona può partire la spinta determinante per un grande risultato nazionale. Buona campagna elettorale a tutti.