RSA a rischio chiusura: mancano infermieri e operatori. Lorenzin e Rotta (PD): Stabilizzare il personale straniero e rendere le professioni sanitarie più attrattive

Pubblicato da il 8 Settembre 2022


“Manca il personale sociosanitario, così non possiamo più andare avanti”. È questo, in sintesi, il grido d’allarme lanciato dalle RSA e dalle strutture socio assistenziali, che ormai da troppo tempo vivono nell’emergenza, dovendo ricorrere a turni estenuanti, a causa della carenza di infermieri e operatori specializzati. Le difficoltà delle RSA sono state ascoltate dalle onorevoli dem Beatrice Lorenzin (candidata al senato nel collegio plurinominale Veneto 2) e dall’onorevole Alessia Rotta (candidata alla Camera nel collegio plurinominale Veneto 2), che in questi giorni stanno incontrando gli operatori del settore. Come la Fondazione Pia Opera Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto, visitata accompagnate dalla direttrice generale Elisabetta Elio, alla quale si è aggiunto il presidente don Cristiano Falchetto, per un colloquio informale. Pia Opera è una Onlus d’eccellenza, punto di riferimento nel territorio veronese e veneto per l’assistenza agli anziani, emarginati e socialmente soli. Oltre al caro energia, in questi giorni a preoccupare le RSA e le altre strutture di assistenza è la carenza di personale. Mancano soprattutto infermieri e operatori specializzati. Il problema è annoso, di non facile soluzione, aggravato da due anni e mezzo di pandemia e dalla poca attrattività del lavoro, che propone stipendi bassi e poco concorrenziali in relazione alla responsabilità e allo stress dell’impiego.

Un problema che durante l’emergenza Covid è stato arginato anche grazie a personale proveniente dall’estero, che ha trovato posto nelle strutture italiane, e anche in Pia Opera. Adesso, però, c’è il problema della stabilizzazione, dell’inserimento e della riqualificazione del personale straniero, un processo lungo che non è assolutamente in linea con le necessità delle strutture. Senza questa forza lavoro le strutture rischiano di svuotarsi, non garantendo nemmeno i servizi minimi, arrivando, nei casi più gravi, alla chiusura.

«Le chiacchiere stanno a zero e su questo tema non accetto demagogia – afferma l’onorevole Lorenzin – I problemi li conosciamo e uno di questi è proprio la mancanza degli infermieri. Per questo noi in questi anni abbiamo assunto, attivato nuovi concorsi e incentivato le scuole per infermieri. Però ci vuole tempo prima che i nuovi professionisti siano pronti e dobbiamo affrontare questa transizione mettendo in campo rapidamente tutte le strategie necessarie per colmare i vuoti delle strutture».

«All’estero ci sono migliaia di infermieri che possono essere introdotti nel mondo lavorativo italiano risolvendo non poche criticità. Facciamolo senza vincoli ideologici – aggiunge la candidata al Senato – Nel frattempo bisogna rilanciare la professione infermieristica, rendendola attrattiva. È un dato di fatto che i giovani italiani non vogliono fare più gli infermieri. Questo perché è una professione che a valle di una formazione di altissima qualità non viene remunerata a sufficienza. La mancanza di personale non si risolverà se non qualifichiamo, valorizziamo e paghiamo adeguatamente i nostri infermieri».

«In Veneto ci sono 500 infermieri stranieri – ricorda Alessia Rotta – fondamentali per l’erogazione dei servizi. Senza di loro le nostre case di riposo rischierebbero la chiusura, lasciando senza assistenza tantissime famiglie e anziani. La mancanza di personale infermieristico è un problema che ricade sui cittadini e mette a rischio l’erogazione puntuale delle prestazioni. Alla Pia Opera Ciccarelli ci sono sessanta posti disponibili, ma la struttura non può accogliere nuovi ospiti perché non c’è il personale necessario, mentre le domande in attesa sono 200. Si tratta di un problema che riguarda tutta Italia, dobbiamo affrontare in maniera strutturale il tema dell’equipollenza dei titoli stranieri per consentire agli operatori socio-sanitari che abbiano conseguito il titolo di studio all’estero di esercitare anche presso le strutture residenziali e nei servizi di assistenza domiciliare».