Ulss 9, piano di emergenza per arginare carenze medici di famiglia. Bigon (PD): “La medicina territoriale non si tampona. Servono investimenti”.
“Con il piano di emergenza contro le carenze dei medici di famiglie annunciato per l’Ulss 9, siamo all’ennesimo provvedimento-tampone. Basti pensare che la Regione ne ha già fatti tre nell’ultimo anno che si sono rivelati puntualmente insufficienti: dall’aumento del tetto riguardante il numero degli assistiti all’intervento delle guardie mediche, fino alla legge sugli specializzandi impugnata dal Governo. A dimostrazione che queste misure non hanno alcuna efficacia ma che servono invece investimenti cospicui e mirati. La medicina territoriale non si tampona”.
Il giudizio è della consigliera regionale del PD Veneto e vice presidente della commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon.
“Per quanto riguarda l’Ulss 9 sono molti i pensionamenti previsti a breve: 100 in due anni. E al contempo i medici che saranno formati dalla scuola di formazione, non saranno sufficienti a coprire questo turn over. Alla base di questo buco gigantesco c’è una decennale ed errata programmazione regionale: basta considerare il fatto che il Veneto si colloca all’ultimo posto in Italia per numero di borse di formazione. La prima cosa da fare è dare subito un maggior supporto amministrativo ai medici, in modo da liberarli del carico burocratico che pesa per il 70% del loro lavoro. Solo così è pensabile di aumentare il numero degli assistiti per un periodo comunque non superiore ai tre anni. Contemporaneamente – conclude Bigon – vanno implementate le borse di formazione e maggiore e vanno fatti i giusti investimenti per rendere attrattiva la professione e scongiurare l’emorragia di chi abbandona. La sanità pubblica d’eccellenza è tale se si investe in prevenzione e dunque su una forte sanità territoriale”.