INTELLIGENZA ARTIFICIALE: IL FUTURO E’ ADESSO, E VA GESTITO
Resoconto del convegno Pd dell’8 giugno in sala San Giacomo in Borgo Roma
Indietro non si torna: se ancora non sappiamo fino a che punto questo sviluppo ci potrà condurre, l’intelligenza artificiale è già tra noi in tutto ciò che è informatica, digitalizzazione, automazione applicata ai processi produttivi. Un movimento che ha trovato prima in Industria 4.0 e ora, si spera, anche nel Pnrr, dei notevoli incubatori e acceleratori di processi. E alle insidie dell’automazione, che storicamente distrugge posti di lavoro, non c’è che un antidoto: la formazione e la riqualificazione professionale.
E’ stato unanime il parere delle categorie economiche intervenute ieri sera in sala civica San Giacomo al convegno sull’applicazione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro promosso e presentato dalla responsabile per i Diritti Civili, Sociali e Digitali dell’Esecutivo Pd Verona Vera Scola, e moderato da Camilla Mariotto, responsabile Europa Pd Verona, per la parte giuridica, e da Barbara Ferro, responsabile Piccole Medie Imprese e PNNR, per la parte riguardante il confronto con le categorie. Intervenuti anche l’assessore all’Innovazione del Comune di Verona Jacopo Buffolo, la segretaria cittadina Alessia Rotta, il segretario provinciale Pd Verona Franco Bonfante e Barbara Garofalo del Centro Studi e Informazione Politica del Pd veronese.
La nuova via dell’automazione sta cambiando profondamente oltre ai processi produttivi anche la filosofia e la guida aziendale: “Chi ha usufruito di Industria 4.0 ha cominciato ad usare dati, metadati e business intelligence per interpretare il mercato e prendere decisioni con una certa razionalità, non più a sentimento come succedeva col management di un tempo” ha esemplificato Carlo Grossule, presidente del Gruppo Giovani di Apindustria Confimi Verona.
Investito dal medesimo processo anche gran parte dell’artigianato terzista manifatturiero che deve rimanere al passo con le grandi aziende internazionali leader di mercato: “Industria 4.0 è stata utilizzata anche da molte aziende artigiane e ci ha portato a fare il salto di qualità. Oggigiorno negli impianti di produzione e assistenza siamo in grado di guidare da Sommacampagna l’operatore che si trova in Cina per risolvere il guasto sulla macchina” è l’esperienza di Giandomenico Franchini, vicepresidente vicario Confartigianato Verona.
Questa evoluzione può però fare paura, perché se è vero, come osservato da Massimiliano Pontarollo, vice presidente di Casartigiani Verona e titolare di ditta di informatica, che “l’ambiente digitale è talmente aperto da permettere l’ingresso a chiunque, anche a non laureati”, è altrettanto vero che il mercato senza redini può creare nuove drammatiche diseguaglianze.
“Dopo decenni di libero mercato che ha creato diseguaglianze devastanti, non possiamo permetterci ulteriori divergenze come quelle che si stanno verificando tra giovani e meno giovani con differenti skill, rischiando di lasciare molti ai margini del mercato del lavoro” è la posizione di Raffaello Fasoli, componente della Segretaria della Cgil di Verona, secondo il quale “c’è da spiegare anche come mai i migranti fanno quasi sempre lavori inferiori rispetto al titolo di studio posseduto”.
“Non c’è che un modo per uscirne – ha tagliato corto il sindacalista – con una formazione continua che dovrebbe essere anche a carico delle aziende, perché non è più sostenibile che la scuola formi il lavoro che poi le aziende si limitano ad utilizzare. Come sindacato, unitariamente, portiamo avanti la richiesta di un nuovo modello di sviluppo in cui la politica non funzioni soltanto da agente regolatore del mercato ma governi la transizione nel segno dell’equità e della giustizia”.
Mentre Gianmario Alighieri, presidente del Coordinamento cooperative di Produzione Lavoro di Verona, vede un ruolo della cooperazione nella fase di transizione, per Luca Vettorato del Cna Veneto Ovest, la distruzione dei posti di lavoro non è un dato ineluttabile, se il cambiamento tecnologico viene accompagnato da cambiamento organizzativo: “Il tempo del personale amministrativo liberato grazie ai nuovi gestionali di fatturazione elettronica è stato da noi impiegato per ampliare l’offerta di servizi agli iscritti”, ha esemplificato.
Sul tema della riqualificazione professionale mette in guardia Donata Gottardi docente di Diritto del Lavoro all’Università di Verona nonché responsabile Lavoro del Pd Veronese, secondo la quale occorre mettere mano all’intera cassetta degli attrezzi: “La formazione arriva a destinazione se si dispone già di solide basi. Non possono bastare dei percorsi brevi. La scuola stessa deve cominciare ad organizzarsi perché il rischio vero è di accentuare la forbice tra lavori di bassa qualità e lavori di alta qualità. In questo senso la vicenda dei riders è soltanto la punta dell’iceberg di un ordinamento che non è più al passo dei tempi. Lo vediamo dai tanti casi aperti: è del 1966 la normativa che vieta il licenziamento orale. Vuol dire che oggi basta un sms, magari mandato durante le notte, per avviare un licenziamento collettivo? Una email semplice, non certificata? E che dire se la comunicazione avviene via whatsapp? Ci deve essere la doppia spunta grigia o blu? Sono casi reali, trattati dai massimi vertici di giustizia italiani ed europei. Lo stesso luogo di lavoro non è più quello che si poteva intendere un tempo. Esternalizzazioni e subappalti cambiano forma, e noi non possiamo più fare le leggi come un tempo”.
Brando Benifei, capodelegazione Pd al Parlamento Europeo e Relatore del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, che a settimane vedrà la luce dopo due anni di gestazione, ha spiegato quale è stato l’approccio dell’Europa nell’affrontare la questione: “Salute, lavoro, giustizia, sicurezza, diritti civili, bambini, democrazia sono tutti settori a rischio, non automatizzabili. Pensiamo a che cosa potrebbe accadere in caso di assunzioni, licenziamenti, concessione mutui o prestiti interamente governati da una intelligenza artificiale. Lo sviluppatore che operi in uno qualsiasi di questi ambiti sarà tenuto a svolgere una verifica di conformità che attesti l’assenza di rischi dell’applicazione, dimostrando la qualità dei dati utilizzati e i meccanismi di tutela a disposizione dell’utenza o dei cittadini. Ci sono poi usi completamente proibiti dell’IA che riguardano ad esempio le telecamere a riconoscimento biometrico in spazi pubblici; le applicazione di polizia predittiva, che puntano ad indovinare il possibile delinquente; il riconoscimento delle emozioni”. Dall’altro lato, la bozza di regolamento indica delle misure a sostegno dell’innovazione, come l’obbligo per gli Stati di istituire spazi di sperimentazione controllati che facilitano lo sviluppo, le prove e la convalida di sistemi di IA innovativi per un periodo di tempo limitato prima della loro immissione sul mercato.