DIRITTO ALLA CASA: LE PROPOSTE DEL PD VERONA ALLA COALIZIONE “RETE!”

Pubblicato da il 23 Gennaio 2024
Alla conferenza stampa erano presenti: Franco Bonfante, Segretario provinciale Pd Verona; Federico Benini, Assessore all’Edilizia popolare del Comune di Verona; Elisa La Paglia, Assessora alle Politiche Educative; Fabio Segattini, Capogruppo Pd Verona in Consiglio comunale; Francesco Casella, consigliere comunale Pd Verona
Verona, 23 gennaio 2024. La questione abitativa rappresenta oggi la più grande e impellente problematica sociale per la città e la provincia di Verona. Per noi del Partito Democratico costituisce un tema politico prioritario a tutti i livelli, nazionale, regionale, locale.

Le scellerate politiche antipopolari del governo Meloni, come l’azzeramento del fondo nazionale per il contributo sugli affitti e quello per la morosità incolpevole, hanno aperto una voragine sotto ai piedi di un larga fetta di popolazione più esposta al ciclo economico, già impoverita dalla crisi e dal caro vita, che sta scivolando verso la marginalizzazione e l’impoverimento. (vedi rapporti Caritas e Censis).

Nel corso del Convegno del 2 dicembre, in collaborazione con Sindacati, Ordini Professionali, associazioni varie, abbiamo illustrato una serie di idee e di proposte che ora articoliamo per obiettivi intermedi e che, in accordo positivo con il Sindaco, sottoporremo a breve al confronto con le altre forze della coalizione “Rete!”.

METODO OPERATIVO

La questione abitativa, indissolubilmente legata alle vecchie e nuove povertà, non può essere delegata ad un solo assessorato (si pensi soltanto al tema all’esplosione delle locazioni brevi turistiche che riducono l’offerta del mercato privato degli affitti a scopo abitativo). Le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno sono tali da richiedere un impegno intersettoriale permanente guidato direttamente dal Sindaco. Proponiamo, pertanto, che nel mese di febbraio 2024 venga creato in Comune un tavolo di lavoro e co-programmazione con tutti gli stakeholder disponibili.

MISURE IMMEDIATE PER LE EMERGENZE

Nel giro di poche settimane è necessario reperire molti posti letto in strutture inutilizzate, per dare un tetto e una doccia alle tante persone che ancora dormono all’addiaccio. Le strutture inutilizzate possono essere quelle già a disposizione degli enti locali (padiglioni fieristici, ex caserme, ecc.), come pure del mondo della solidarietà. Molte associazioni di volontariato sono disponibili a predisporre gli spazi nel miglior modo possibile, pur se in una logica di emergenza, anche in collaborazione con la protezione civile che può utilizzare idonee strutture e mezzi.

MISURE DI BREVE TERMINE (ENTRO IL 2024)

Chiediamo che AGEC, anche modificando il regolamento sulle assegnazioni, sia messa nelle condizioni di intensificare lo sforzo per concedere temporaneamente, in comodato d’uso, agli organismi disponibili del terzo settore, gli alloggi che è possibile riattare rapidamente e locare alle persone senza dimora che lavorano e alle famiglie in lista di attesa. Questo sforzo è già stato avviato ma su numeri insufficienti, mentre l’obiettivo entro quest’anno dovrebbe essere quello di assicurare un alloggio a centinaia di persone.

Chiediamo, inoltre di avviare la creazione di un “ostello sociale” che possa ospitare persone singole che lavorano (ad esempio supplenti scolastici o lavoratori di imprese edili, ecc…) o studenti universitari, in modo anche da ridurre la pressione sui dormitori; a questo fine, per accelerare i tempi, si potrebbe cercare e reperire una struttura privata, di tipo alberghiero, già esistente e idonea.

Una terza soluzione da studiare e mettere in campo in tempi brevi riguarda il sostegno pubblico a cooperative sociali o fondazioni che si pongano come intermediari e garanti tra i proprietari di case e le persone che ne hanno bisogno. Attivare per questo stesso fine le aziende che hanno necessità di manodopera, e che potrebbero farsi garanti nei confronti dei proprietari di case per gli obblighi dei loro dipendenti conseguenti ad un contratto di affitto. Buoni risultati in tal senso si possono raggiungere anche con l’istituzione di un fondo di garanzia del Comune per i proprietari privati disponibili ad affittare appartamenti.

MISURE CON IMPATTO NEL MEDIO – LUNGO TERMINE

Occorre reperire una cifra consistente per investimenti pluriennali, che nel convegno abbiamo indicato in 14 milioni di € per il riatto e la ristrutturazione di tutti gli alloggi AGEC tuttora inutilizzati. A questo fine rilanciamo la proposta di una “due diligence” da avviare prima possibile su alcune o anche tutte le attività gestite da AGEC, per valutare se convenga concentrarsi maggiormente sulla “mission” principale: la casa! Proponiamo inoltre all’AGEC di realizzare prima possibile la vendita di alcuni immobili, soprattutto non utilizzati e di facilitare l’acquisto degli appartamenti ERP da parte delle famiglie assegnatarie che possano farlo, soprattutto in condomini misti, difficili da gestire.

RITORNO ECONOMICO PER LA CITTA’

Le misure più consistenti avranno bisogno di qualche anno per essere a regime (reperimento fondi, incarichi professionali, appalti, realizzazioni) e fra due/tre anni si esaurirà la spinta del 110 per cento e del PNRR. Pertanto, gli investimenti in materia di edilizia popolare potranno essere un traino economico importante per la città, in cui coinvolgere liberi professionisti, artigiani, piccole e medie imprese, così come a seguito del Convegno sull’utilizzo della zona produttiva della Marangona riteniamo di aver dato un contributo importante che potrà coinvolgere la media e grande industria, l’Università e la ricerca per una Verona sempre più europea e a vocazione industriale innovativa.

I NUMERI DEL DISAGIO ABITATIVO

Nel 2022 vi sono state nella nostra provincia 1.558 richieste di sfratti esecutivi; sei mesi fa, il numero di nuclei familiari veronesi in lista di attesa per una casa ATER ammontava a 2.068; nel solo comune capoluogo all’incirca 200 persone senza dimora dormono all’addiaccio, 270 sono ospitate nei dormitori e un altro centinaio in alloggi di fortuna assolutamente inidonei sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza. A fronte di tutto questo, 575 alloggi dell’Agec e diverse centinaia dell’ATER sono sfitti perché mancano i fondi per il loro riatto o la loro ristrutturazione.