Revisione Piano Cave, mozione Bigon (Pd): “Scongiurare aperture di nuove cave, puntare su riutilizzo dei materiali inerti a tutela dell’ambiente”.
“Scongiurare ogni ipotesi di apertura all’autorizzazione di nuove cave, a partire dalla provincia di Verona e in generale in tutto il Veneto. A tutela e salvaguardia di un territorio già pesantemente sfruttato e compromesso dalle estrazioni minerarie”.
Questa la richiesta contenuta in una mozione presentata dalla Consigliera regionale Anna Maria Bigon.
Al centro, la delibera della Giunta regionale (n. 1190 del 5 ottobre 2023), “che ha aperto la strada alla possibilità di sviluppare nuove forme autorizzative oltre al mero ampliamento. Tutto questo, andando in direzione opposta al blocco delle attività di cava, disposto dal Piano del 2018”.
Ad allarmare la Consigliera dem è il fatto che “se da un lato il materiale già autorizzato per l’estrazione e ancora da asportare è di 10,5 milioni di metri cubi a Verona, al tempo stesso sono già pronte nuove richieste, con 9 domande per un totale di 20 milioni. Davvero c’è ancora questa necessità?”.
Bigon pone in rilievo un passaggio della delibera nel quale si afferma che ‘Nell’ambito estrattivo di Verona sono invece sopravvenute esigenze di materiali inerti legate alla realizzazione di grandi opere pubbliche quali il Progetto TAV AV/AC Verona-Padova, SS12 Tangenziale sud di Verona e la terza corsia A13 tratto Padova-Monselice che il PRAC non ha originariamente considerato fra i fabbisogni da soddisfare’.
Gli impegni chiesti alla Giunta regionale sono di rispettare gli ambiti estrattivi e i volumi massimi autorizzabili previsti nel PRAC, insieme a un aggiornamento dello stesso Piano regionale al fine di valorizzare il riutilizzo dei materiali anziché la loro estrazione, limitando le ripercussioni sull’ambiente.