Pronto Soccorso, mozione Bigon – Gruppo Pd: “Sul tavolo una serie di misure per alleggerire le strutture e investire maggiormente sui medici di famiglia”.
“L’aumento degli accessi ai Pronto Soccorso in Veneto coincide con la situazione critica causata dalla carenza di medici di medicina generale in ogni provincia. Questo malgrado sia stata concessa la possibilità ad ogni medico di aumentare il massimale di assisiti a 1.800. Ormai (fonte Agenas – dati 2023), nella nostra regione i codici bianchi hanno sfiorato il 55% degli accessi complessivi (1.417.000). Questo scenario ha prodotto una saturazione dei Pronto Soccorso, con un incremento dei tempi di attesa presso le strutture, insieme a un forte stress del personale. Diventa dunque necessario investire per rendere attrattiva la figura del medico di famiglia, che svolge un ruolo cruciale anche come filtro in grado di ridurre gli accessi ai servizi di Pronto Soccorso”.
Il quadro viene delineato da una mozione presentata dal gruppo dei consiglieri regionali del Pd che vede come prima firmataria Anna Maria Bigon.
“L’importanza dei medici di medicina generale è fondamentale nell’ambito delle cure primarie. E continuano a rappresentare un punto di riferimento irrinunciabile per la popolazione. Eppure le previsioni calcolano che nei prossimi sei anni assisteremo al pensionamento di circa un terzo dell’attuale dotazione. Senza che al momento sia previsto un adeguato ricambio. Serve in questo senso una strategia di interventi che con questa mozione vogliamo mettere sul tavolo”.
Gli impegni per la Giunta, messi nero su bianco con questa mozione sono: “finanziare con risorse proprie un incremento dell’importo del trattamento economico dei professionisti in formazione in medicina generale, al fine di rendere maggiormente attrattiva la
professione; legare la conclusione del percorso formativo con profitto all’obbligo di svolgere l’attività professionale presso la Regione del Veneto per un periodo minimo di 3 anni; aumentare il numero dei posti di formazione per MMG mediante un finanziamento diretto, disincentivando al contempo l’abbandono della Scuola di formazione, il cui tasso è attualmente attestato intorno al 30%, prevedendo che chi rinuncia a proseguire il percorso debba rimborsare una parte del costo di formazione sostenuto dal Fondo sanitario regionale; attivarsi presso il Governo per equiparare la formazione per MMG alle altre specializzazioni universitarie, anche mediante la previsione di un Dipartimento integrato Università–Servizio sanitario regionale con il compito di coordinare le università e le strutture della sanità territoriale per l’attività didattica prevista; promuovere una revisione della disciplina relativa all’assegnazione del codice-colore in uscita dal Pronto soccorso, al fine di limitare i costi a carico degli utenti che si recano presso le strutture; garantire il supporto amministrativo e infermieristico adeguato sulla base del numero dei pazienti e delle zone carenti così come individuate dall’Allegato A al Decreto n. 23 del 6 agosto 2024”.