COMITATO NO POLO LOGISTICO: CONTINUA LA BATTAGLIA DEMOCRATICA DAL BASSO
“Domenica 9 marzo ci ritroveremo alle 10.45 nell’area di sosta tra via Maffea e via Euclide (difronte al luogo sul quale speriamo non sorga mai il famigerato polo logistico) per una passeggiata che abbracci il perimetro dell’area contestata. Vogliamo riuscire a comporre una CATENA UMANA per dire NO tutti insieme a questa inutile ed ennesima cementificazione del nostro prezioso territorio”.
E’ questa la nuova iniziativa lanciata dal Comitato No Polo Logistica durante l’assemblea pubblica di martedì scorso, 18 febbraio, a Raldon, nell’ambito della quale si è fatto il punto anche sul ricorso promosso al Tar ritenuto non ammissibile dai giudici amministrativi.
I consiglieri di Zevio Bene Comune Antonio Composta e Enrico Righetto hanno ricostruito la complessa vicenda dell’approvazione del progetto da parte dell’amministrazione zeviana, sottolineando l’iniziale opposizione da parte del Comune di San Giovanni Lupatoto e la successiva ipotesi di transazione tra i lottizzanti (Figura 11 e DSV) e i Comuni di Zevio e San Giovanni.
Contro questa possibilità si è mobilitato il Comitato No Polo Logistico raccogliendo i fondi per un ricorso al TAR contro l’accordo transattivo che è stato presentato nel 2024 il cui esito è giunto a fine anno. Il TAR lo ha giudicato inammissibile, cioè non è entrato nel merito del problema posto dai cittadini, ma ha stabilito che i danni alla salute e all’ambiente lamentati dai ricorrenti non derivano dall’accordo transattivo impugnato ma dai provvedimenti autorizzativi del Comune di Zevio.
“In pratica secondo il TAR abbiamo sbagliato bersaglio. Noi ovviamente non la pensiamo così” ha precisato Righetto. “L’amministrazione di Zevio ha provveduto nel frattempo a presentare una variante al PAT (Piano di Assetto del Territorio) che, pur con tempi più lunghi, permetterà comunque di cementificare quell’area”.
Altri interventi, come quello del consigliere Marco Taietta e del dottor Todeschini, hanno portato a concludere che appare difficile per un comitato costituito da semplici cittadini, pur con il sostegno di un’associazione prestigiosa come Legambiente, proseguire con le vie legali cioè fare appello al Consiglio di Stato: “la spesa è gravosa e non siamo sostenuti da ricchi finanziatori o forti capitali (a differenza invece dei lottizzanti)”; inoltre, vista la sentenza, l’esito appare incerto.
Perciò il Comitato ha deciso di continuare la sua opposizione con il metodo democratico: informazione sui rischi del progetto, ampiamente documentati e riconosciuti dalla primitiva sentenza del TAR che ha bloccato i lavori, mobilitazione dell’opinione pubblica e pressione sui decisori politici. Dando appuntamento a domenica 9 marzo.