Proposte per il buon governo delle aziende comunali
Le tornate di nomine in enti e aziende pubbliche assomigliano sempre di più a lotterie in cui fortuna, vicinanza politica o personale la fanno da padrone a scapito delle competenze e dei programmi. Per andare oltre questo sistema spartitorio da Prima Repubblica, il PD avanza alcune proposte per il buon governo delle partecipazioni comunali:
1) Le misure nazionali per il contenimento dei costi della politica prevedono il taglio delle indennità delle cariche nominative nei consigli di amministrazione delle aziende partecipate. Siamo favorevoli, anzi, chiederemo all’amministrazione l’impegno ad estendere la misura anche alle aziende non interamente controllate.
2) Vanno calmierati anche gli stipendi dei dirigenti delle aziende partecipate, che pesano almeno 4 o 5 volte quelli dei presidenti o dei consiglieri di amministrazione e sono più alti di qualsiasi posizione analoga del settore privato. Spesso non si sa bene a chi rispondono. Il caso limite è dato dallo stipendio del direttore generale dell’Agsm Gianpietro Cigolini, di cui nessuno conosce l’effettivo ammontare. Le leggende metropolitane parlano di più di 400 mila euro lordi annui. Gli accessi agli atti non sortiscono alcun effetto.
3) Dopo la trasparenza, la valutazione: chiederemo venga introdotto un organismo indipendente per la valutazione dei risultati ottenuti dal management posto al governo delle aziende partecipate. Deve finire la manfrina delle conferenze stampa di fine anno dove tutti si auto-assolvono, si auto-incensano e si auto-attribuiscono premi, bonus e prebende.
4) Tenere conto delle diverse responsabilità e delle competenze richieste dai ruoli: governare l’Agsm non è la stessa cosa che governare Verona Mercato, dal momento che quest’ultima di fatto si limita a incassare gli affitti, mentre la prima ha clienti sul territorio nazionale e necessita di una politica di alleanze non più prorogabile, pena l’impossibilità di partecipare alle gare più importanti e acquistare a prezzi più contenuti.
5) Ad oggi manca ancora il piano di razionalizzazione delle partecipazioni comunali, ovvero il documento in cui l’amministrazione dichiara quali aziende vuole dismettere, integrare, fondere, sviluppare. Doveva essere pronto il 31 maggio scorso, ma naturalmente la giunta cade dalle nuvole e scarica la responsabilità sui dirigenti comunali.
Al di là delle singole misure, deve essere chiaro e percettibile lo spirito con cui si pone mano alla questione, che non può ridursi a mero adempimento burocratico. Il Comune è essenzialmente un erogatore di servizi e non può sfuggire ai meccanismi di miglioramento dei servizi e di valutazione della soddisfazione degli utenti. Solo così avremo aziende in grado non solo di stare sul mercato, ma anche di dialogare con il privato quando questo non voglia semplicemente “accasarsi” ma voglia contribuire, dal punto di vista legittimo della logica del profitto, al miglioramento della città.
Michele Bertucco e Fabio Segattini
consiglieri comunali PD