Intervista al segretario Alessio Albertini
Riportiamo di seguito l’intervista al segretario provinciale Alessio Albertini apparsa sul Corriere di Verona di ieri, giovedì 23 luglio, a cura di Lillo Aldegheri.
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«Non esistono né intese né inciuci. Quello che esiste è l’ovvio dialogo tra il sindaco e il segretario di un partito che ha il diritto, e direi anche il dovere, di parlare di politica anche con chi è su posizioni politiche diverse dalle nostre».
È un’estate calda quanto intensa, quella del segretario provinciale del Pd, Alessio Albertini. Da un lato, la felicità per la nascita del primo figlio, Lucio. Dall’altro le tensioni politiche a catena: il dopo-elezioni, la caduta della giunta a San Giovanni Lupatoto, le voci sui suoi incontri con Flavio Tosi.
«Io sono abituato a far politica alla luce del sole – spiega Albertini – e del resto, la maggioranza congressuale che mi ha eletto segretario mi ha dato un preciso mandato per aprire il Pd al dialogo anche con mondi esterni al centrosinistra. E sono peraltro sicuro che anche chi si scandalizza (o finge di scandalizzarsi) dialoga ogni giorno anche con esponenti del centrodestra, dalle Circoscrizioni fino al Parlamento…».
La caduta della giunta di San Giovanni Lupatoto è stata una brutta botta…
«Bruttissima. E ha creato un danno enorme al Pd. In questi anni, diciamo così…renziani, abbiamo costruito moltissimo a livello amministrativo. Abbiamo conquistato numerosi Comuni, che è l’unico modo per incidere davvero sulla vita dei cittadini, cosa che i partiti non sono più in grado di fare. Di questo lavoro, la giunta Vantini era l’esempio primo e migliore, ed è stata un’autentica follia farla cadere con l’aiuto anche di parte del centrosinistra: un atto gravissimo».
Orietta Salemi sostiene che anche la sua mancata elezione a vicepresidente della commissione regionale sanità è stata almeno in parte dovuta «a certi esponenti veronesi della sinistra radical per l’inutile can can su presunti inciuci e scambi di poltrone tra tosiani e Pd». Ha ragione?
«In quella vicenda forse ha pesato soprattutto un dispetto di Zaia ai tosiani. Certo le voci messe in giro ad arte su presunti inciuci con Tosi non aiutano. Adesso comunque è importante che tutto il partito veronese sostenga la sua unica consigliera regionale».
Torniamo alla politica di alleanze del Pd, in vista delle comunali di Verona. Alleanze indispensabili per vincere, ma con chi?
«Le etichette contano poco. Certo, è più difficile parlare con chi ha bloccato lo sviluppo della città o ha gestito gli enti in maniera assurda, o con chi vuole il cimitero verticale o amenità del genere: ma il nodo sono le scelte concrete. E allora parliamo di cose da fare: meno auto e più mezzi pubblici, più attenzione ai quartieri, politica industriale e gestione del territorio più lungimiranti, una gestione radicalmente diversa dell’aspetto culturale, che può diventare un’enorme fonte di ricchezza. Pronti a confrontarci con tutti e a lavorare con chi condivide questa prospettiva».
Che giudizio dà sulla gestione dell’emergenza profughi?
«La questione è troppo importante per cercarvi un lucro politico. Giusto rimuovere il Prefetto di Treviso che non ha saputo prevenire una deriva pericolosissima. Sia qui a Costagrande, che a Nogara, si è invece dimostrato che buoni accordi tra Prefettura, privati ed enti locali possono aiutare, facendo il contrario di quello che fa Zaia, che non si capisce se voglia risolvere i problemi o aspettare che esplodano per trarne un lucro politico».
Cosa succederà nel Pd dopo le ferie? C’è chi annuncia turbolenze, anche sulla segreteria…
«Per il Pd è un momento difficile. Adesso bisogna ritrovare una più solida unità interna. Se questo non coincide con le prospettive personali di qualcuno mi spiace, ma questa è la strada da seguire. Il resto mi interessa assai meno…».