Diatriba sul Museo dell’Amore
Succede che il sovrintendente Francesco Girondini, alla disperata ricerca di soldi per far quadrare i conti della Fondazione, pretende che il Comune ora si accolli la spesa dell’affitto del fallimentare museo Amo (450 mila euro l’anno fino al 2030, secondo la convenzione in essere) ospitato a Palazzo Forti, l’immobile ceduto dal Comune alla Fondazione Cariverona.
Nel sostenere questa sua richiesta, il sovrintendente si appella alla legge sulle promozione delle attività liriche e concertistiche numero 800 del 1967, che obbliga i Comuni a mettere a disposizione dell’ente lirico cittadino “teatri e locali occorrenti allo svolgimento dell’attività”. Gli uffici comunali naturalmente rispondono picche, facendo notare che le mostre museali non rientrano nel campo di applicabilità della legge menzionata, la quale fa invece riferimento a rappresentazioni teatrali, balletti e concerti. Fanno notare inoltre gli uffici che il Comune sostiene già ingenti spese per la Fondazione Arena, a partire dal quelle per il deposito delle scenografie, quantificate in 1.020.732 euro all’anno (un milione!), più una contribuzione annuale media che si aggira sui 300 mila euro, e senza contare, aggiungiamo noi, il contributo straordinario erogato quest’anno.
Siamo insomma alle solite: in questa città gli enti pubblici comunali pretendono di mettere a posto i conti scaricando colpe e costi sempre sugli altri. Intanto rimangono inevase le nostre richieste di chiarimento in merito ai rapporti con Arena Extra. Malgrado un ricorso vinto qualche anno fa, Fondazione Arena continua a rifiutare all’opposizione l’accesso agli atti per quanto riguarda i contratti di consulenza.
Ma che posizione ha assunto la giunta in questa diatriba? Si è posta a metà, accogliendo la possibilità, ventilata nella relazione dei dirigenti comunali, di sottoporre un quesito al Ministero dei Beni culturali. Non è un “no”, ma un “ni”.
Michele Bertucco
capogruppo PD in Comune di Verona
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