Diego Zardini: nota Ca’ del Bue, art. 35 Sblocca Italia
Come abbiamo detto pubblicamente nel recente incontro a San Michele, il Partito Democratico, tramite i propri rappresentati istituzionali e iscritti, ha già presentato in Regione le osservazioni sul progetto di revamping e sulle successive integrazioni presentate da AGSM.
Un po’ di chiarezza sul cosiddetto Sblocca Italia.
Il provvedimento cd. Sblocca Italia è complesso, articolato, contiene molte norme di grande importanza per il rilancio del paese. Ha lo scopo di rilanciare la stagnante economia del nostro Paese, anche semplificando una burocrazia che spesso blocca l’Italia. Sta poi agli Enti locali, alle Regioni, come previsto dal titolo V della Costituzione, decidere quali sono le opere di pubblica utilità. Nello sblocca Italia, lo Stato non le ha decise. L’art. 35 è uscito dal Consiglio dei Ministri con molte criticità ed è stato profondamente modificato in commissione dove il Pd ed il sottoscritto avevano presentato un emendamento soppressivo, non passato per il parere contrario del governo e in particolare dell’allora ministro competente per cui ci siamo concentrati sulle modifiche allo stesso.
Abbiamo votato favorevolmente in aula per l’importanza complessiva che riteniamo abbia il provvedimento per il rilancio del paese.
Tra tante cose per Verona è passato la cancellazione delle multe sui passi carrai della SS12 che per provvedimenti assurdi di Anas aveva messo al lastrico molte aziende e molte famiglie.
Sul tema rifiuti, spazzando via le ipocrisie, si voleva uscire dall’emergenza rifiuti; via l’ipocrisia di bruciare i nostri rifiuti italiani all’estero (l’aria è sempre e solo una), via l’ipocrisia che gli rsu già viaggiano tra le regioni poiché con un piccolo trattamento gli rsu diventano rifiuti speciali (CdR – CSS) liberi di viaggiare con regole mercatistiche.
Con l’art. 35 doveva scaturire un sistema italiano più efficiente anche senza costruire nuovi inceneritori ma utilizzando quelli sotto utilizzati, senza portare rifiuti all’estero, senza contrattare di volta in volta con le regioni l’autorizzazione a portare rifiuti in caso di somma urgenza, individuava gli impianti strategici.
Lo schema della proposta di DPCM
Arrivando allo schema di dpcm proposto dagli uffici del Ministero alle Regioni, è assodato che è pieno di contraddizioni con i principi dell’art. 35 e contiene dati non aggiornati, inviati in piena autonomia dalle Regioni, tra cui il Veneto. Faccio presente che il Pd in commissione ambiente ed il Pd Veronese ha contestato lo schema di decreto. Abbiamo inviato un documento al Ministro ed ai vertici del Pd in cui si dimostra che applicando le “migliori tecniche” previste nel piano rifiuti regionale, nel Veneto non sono necessari altri inceneritori.
Le Regioni guidate dal Pd alla riunione tecnica propedeutica al parere da dare in conferenza Stato-Regioni hanno prodotto un documento simile al nostro.
Un po’ di chiarezza su cosa c’era nel dpcm e perché.
In base ai dati forniti dalla Regione Veneto al Ministero, prima dell’approvazione del Piano regionale rifiuti, risulta dal documento del Ministero che la Regione non è caratterizzata da particolari criticità nella gestione dei rifiuti urbani anche se viene rilevato uno squilibrio per 150.000 tonnellate di rifiuti/anno. Ciò ha determinato per il Ministero l’esigenza di localizzare sul territorio regionale un inceneritore, ma non indica dove farlo, al limite potrebbe essere il solo potenziamento degli inceneritori esistenti o meglio sarebbe trovare soluzioni diverse dall’incenerimento come del resto prevede il piano rifiuti regionale di recente approvazione.
L’unico accenno a Ca’ del Bue è nell’allegato I che recita “Per l’elaborazione delle appendici I e II si peraltro tenuto conto delle informazioni acquisite dalle Amministrazioni regionali e dai gestori degli impianti relativamente alle infrastrutture di Ca’ de Bue (VR)….”; tra i gestori c’è evidentemente Agsm, ma questa è una cosa nota perché il Pd denunciò la lettera spedita dal direttore di AGSM, ing. Cigolini al Ministero. Poi nelle appendici I e II, dove sono riportati gli inceneritori in funzione e quelli già autorizzati o in fase di realizzazione, NON c’è alcun riferimento a Cà del Bue. Questo c’è, non altro!
Ora la proposta di dpcm è BLOCCATA fino all’arrivo di nuovi dati richiesti dal Ministero alle regioni e vedremo se la Regione Veneto invierà, come sarebbe logico aspettarci, i dati della scheda “migliori pratiche” contenuta nel nuovo piano regionale dove è prevista debba essere raggiunta una RD al 76% al 2020 e nessun nuovo inceneritore in Veneto. Da qui passa la coerenza della Regione che è l’unico Ente ad avere competenza sulla pianificazione regionale dei rifiuti.
Se la Regione non vuole Ca’ del Bue come ultimamente sembra voler dire (anche questa pare una virata che speriamo non sia demagogica visto che finora è stato il centrodestra cittadino provinciale e regionale a volere l’inceneritore, pianificarlo, inserirlo, progettarlo, appaltarlo) occorre vengano trasmessi al Ministero i dati approvati dal Consiglio regionale riferiti alle “migliori tecniche” che dimostrano che in Veneto non servono altri inceneritori.
Noi continueremo la battaglia contro un impianto sbagliato, a tutti i livelli.
Accettiamo le critiche, che sono legittime, anche se un po’ di sinergia sull’obiettivo da raggiungere aiuterebbe, ma tuttavia auspichiamo almeno non vengano diffuse informazioni imprecise e che rischiano di apparire tendenziose, che sicuramente facilitano i veri fautori dell’inceneritore tra i quali non si può, se non per miopia o interesse politico, annoverare il Pd veronese o suoi rappresentanti.