SALEMI – Replica a Bertucco: “Non ha mai cercato accordi con Pd. Il suo ‘voto utile’ lo porta a ruolo di pura testimonianza”
“Michele Bertucco? Ha una strana concezione della politica e anche dell’aritmetica. Non è vero che Bertucco abbia cercato di raggiungere un accordo con il Partito Democratico. Lo dimostrano i fatti: ha tenuto per lunghe settimane in sospeso il Partito Democratico, che gli aveva prospettato un pieno coinvolgimento nella futura squadra di governo, sostenendo di voler lasciare la politica per dedicarsi alla carriera sindacale a livello nazionale. Abbiamo rispettato i suoi tempi. Di tutta risposta ci sono arrivati soltanto dinieghi e i suoi aut aut. A quel punto era inevitabile che il PD proseguisse nel percorso già tracciato, verso un’idea di partito riformista e di governo, e non accartocciato in un esclusivo ruolo di pura testimonianza. Quindi una scelta coerente che sarei pronta a ripetere”.
Così Orietta Salemi replica alle parole di Michele Bertucco. “Il ‘voto utile’ citato dal suo slogan – continua – è approdato là dove avevamo previsto e temuto: a un ruolo di mera testimonianza, ammesso che riesca, dato non scontato, ad entrare in Consiglio Comunale, magari sostenendo la destra benedetta da Salvini. Quanto ai calcoli di Michele Bertucco, è opportuno fare una precisazione. Alle elezioni comunali, è vero, ho ottenuto il consenso di 25.808 elettori, a fronte dei 30.555 raccolti cinque anni fa dal centrosinistra unito. Ma questo è avvenuto in un contesto di crollo dell’affluenza, con un numero di voti validi sceso da 134.294 del 2012 agli attuali 114.803 e senza l’accordo con la sinistra radicale. Infatti, in termini percentuali, il mio risultato è del 22,48% a fronte del 22,75% raggiunto da tutto il centrosinistra cinque anni fa. Al di là dei nudi numeri, mi interessa un punto politico: l’ampliamento a un elettorato moderato e riformista consentito dalle liste che mi sostenevano ha coinvolto un numero di elettori maggiore di quelli che hanno scelto le liste di Michele Bertucco. Cinque anni di sua opposizione oltranzista, spesso dettata da irrigidimenti ideologici, ha portato a un risultato inferiore a quello raggiunto in meno di due mesi di mobilitazione dalla lista Verona Civica e alla misera soddisfazione di aver consegnato Verona alla destra, oggi divisa”.
“Per il futuro, per il centrosinistra veronese, non credo che la via da seguire possa essere quella di un ritorno all’irrigidimento ideologico – conclude -. Credo piuttosto che occorra ricostruire un radicamento sociale e territoriale, recuperando un rapporto con la città che tre mesi di campagna elettorale non stati sufficienti a ricostruire”.