Il festival della razza ariana, anzi, italiana
L’esclusione dal festival della piccola cantante veronese per i motivi che sono emersi è un fatto abominevole.
Il colore della pelle ha prevalso sulle capacità che la ragazza avrebbe voluto esprimere.
Leggo che l’organizzatore si è giustificato dicendo che la sua era solo un’opinione politica. Certo, poteva esprimerla, ma nel momento in cui impedisce qualcosa, come appunto l’iscrizione al festival canoro, va oltre, crea muri divisori, umilia, fa differenza sulla base della pelle e della razza.
Qualcuno gli regali l’articolo 3 della Costituzione dove espressamente si vieta qualsiasi differenza “di razza” e spero che sulla base di questo principio sacrosanto, di civiltà e di democrazia, sia valutata la sua posizione da parte delle Autorità competenti, anche quella giudiziaria.
Per quanto mi riguarda, segnalerò al Ministro Minniti questo fatto sgradevole.
Non rileva il fatto che l’interessato abbia simpatie politiche di destra, non è questo il problema e lo dico serenamente perché conosco tanti elettori di destra che sono esattamente all’opposto del tale su questi argomenti.
Per fortuna la tradizione solidale di Verona è molto più forte grazie a tantissimi, di qualsiasi orientamento politico, che l’hanno pazientemente costruita.
Per colpa di questo signore, però, Verona sarà oggetto di dibattito nazionale, sarà criticata e osteggiata. Questo non è giusto.
Spero che quel festival non abbia ricevuto patrocini delle Istituzioni pubbliche o addirittura contributi economici. In questo caso, penso sia necessario revocare entrambi perché la Verona pubblica non può accettare comportamenti simili, offensivi del buon senso e dell’etica.
Il razzismo non deve albergare nella nostra città e ogni bacillo deve essere subito allontanato.
È questa la risposta migliore, oltre a manifestare la piena ed incondizionata vicinanza e solidarietà alla piccola cantante ed alla sua famiglia.
Vincenzo D’Arienzo, deputato Pd