D’Arienzo su incendi intimidatori: “Speriamo non ci scappi il morto”
L’ennesimo incendio a mezzi di aziende del settore trasporti/logistica testimonia la capacità della criminalità organizzata di agire sul nostro territorio.
Colpisce la perfetta conoscenza di questo segmento economico, l’individuazione di coloro che sono ritenuti possibili concorrenti e l’assoluta capacità (e facilità) di colpire con il classico degli strumenti intimidatori: l’incendio.
Questo ultimo attacco incendiario ha le medesime caratteristiche, e forse gli stessi esecutori e mandanti, di tutti gli altri. Questa elevata capacità inquieta e ci rende vulnerabili, ovvero quasi impotenti di fronte all’avanzata di una minaccia che è destinata, se non reagiamo, a conquistare l’economia legale.
Piena fiducia negli Organi inquirenti, ma a loro dico che abbiamo bisogno di risposte immediate. Non possiamo tornare su questi argomenti ad ogni incendio, come se fosse il primo.
Più volte ho chiesto che a Verona venisse destinato un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia e che qui venisse creato un pool apposito di inquirenti specializzati nel contrasto alle mafie. A che punto siamo?
Negli ultimi due anni qui a Verona contiamo circa 25 fatti gravi tra incendi ad aziende, interdittive antimafia e operazioni di Polizia Giudiziaria di livello nazionale contro la criminalità organizzata. Verona è stata più volte sede e rifugio di soggetti e aziende ritenute colluse con la malavita organizzata. Credo che non si ci siano più alibi per chi deve decidere il da farsi.
Soprassiedo, ormai, sul silenzio della politica e delle istituzioni veronesi. Non perché sia stufo o rassegnato, anzi, ma perché ho capito che questo enorme pericolo che stiamo correndo è derubricato come fatto normale. Non è così. Di questo passo, ci scapperà anche il morto ed allora si capirà che la nostra sicurezza è seriamente compromessa e speriamo non sia troppo tardi.
Vincenzo D’Arienzo, deputato Pd